La richiesta della Lega del terzo mandato per i governatori va di nuovo a sbattere contro il no degli alleati, che al Senato bocciano anche l’emendamento sull’eliminazione del ballottaggio per i sindaci. Diviso su una battaglia che il partito di Matteo Salvini non ritiene affatto chiusa, il centrodestra si compatta invece sulla giustizia: lunedì Giorgia Meloni in una riunione a Palazzo Chigi con Carlo Nordio ha dettato l’accelerazione sulla separazione delle carriere dei magistrati e sulla riforma del Csm. Un cambio di passo dopo la frenata autunnale, quando era stata data priorità alla riforma del premierato. Nordio si è impegnato a mettere a punto una bozza entro i primi di aprile. Poi, una volta definita l’intesa, il disegno di legge costituzionale dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri. L’intenzione della Lega di insistere sul terzo mandato era stata anticipata da giorni agli alleati, nonostante una prima bocciatura dell’emendamento durante l’esame del decreto elezioni in commissione. A differenza del relatore, Alberto Balboni di FdI, il governo ha evitato di esprimere parere negativo rimettendosi all’Aula di Palazzo Madama. E non è stata una sorpresa che ai voti favorevoli della Lega si sono uniti solo quelli di Italia viva, mentre si sono espressi contro FdI, FI, Pd, M5s e Avs, e si è astenuta la Svp. Inattesa è stata invece la proposta leghista sul ballottaggio dei sindaci in Comuni oltre i 15mila abitanti, che avrebbe consentito di eleggere chi al primo turno supera il 40%. L’idea non è piaciuta a FdI e FI, è stata definita dalla segretaria del Pd Elly Schlein “un blitz a tre mesi dal voto, uno sfregio alle più basilari regole democratiche”, ed è stata bocciata anche dall’Anci.