“Lo abbiamo già detto e lo ribadiamo: restiamo in attesa di ricevere e di leggere attentamente le motivazioni che avrebbero obbligato allo scioglimento per presunte infiltrazioni mafiose del Consiglio comunale di Tropea e restiamo In attesa che questo fondamentale e costituzionale diritto di difesa riconosciuto a tutti dal nostro ordinamento venga con urgenza garantito anche alle istituzioni pubbliche ed alla comunità di Tropea”. Così Giovanni Macrì, sindaco di Tropea, dopo lo scioglimento del Comune decretato dal Consiglio dei ministri. “È doveroso – aggiunge Macrì – distinguere i campi e le analisi.Noi dobbiamo ricevere e leggere le motivazioni perché, pur essendo unanime ormai il giudizio negativo su una legge che è medioevale, antidemocratica, anticostituzionale e da abrogare, oggi è soltanto sulla base delle motivazioni che dovremo difenderci subito nelle sedi competenti, facendo ricorso e, nel caso emergessero soltanto sospetti e pettegolezzi da Inquisizione spagnola del 1600, chiamando in causa e soccorso anche il presidente della Repubblica rispetto alla gravità inaudita di fronte alla quale si ritroverebbe la stessa autorevolezza dello Stato”. “E tuttavia, lo ripeto – sottolinea ancora Macrì – pur senza poter entrare ancora nel merito di ciò che solo noi non conosciamo ma che ogni indagato per qualsiasi reato anche gravissimo in Italia ha il diritto di conoscere per tempo, quanto accaduto e sta accadendo a Tropea, con la sequela di effetti negativi pesantissimi a catena che tutto ciò determinerà sull’immagine, sull’economia delle filiera turistica territoriale e sull’intera Calabria, ha semplicemente dell’assurdo e dell’insostenibile da tutti i punti di vista, per i tempi, per le modalità e per gli stessi riconoscimenti e traguardi pubblici ed incontestabili conquistati da Tropea fino a ieri, quello di Borgo dei Borghi 2021 in primis”.