“Finalmente un pò di fortuna”. Commenta così mister Erra la vittoria sofferta del Catanzaro su un ingenuo e confusionario Lecce, che male ha sfruttato le occasioni prima per chiudere e poi quantomeno per pareggiare la sfida. Indovina le scelte il tecnico calabrese e dopo 3 vittorie consecutive dal suo arrivo, l’allenatore salentino Piero Braglia deve abbandonare i sogni di centrare il poker, cadendo proprio in quello che fu il suo stadio da calciatore e da allenatore. Lecce arruffone e sprecone, Catanzaro meno tecnico ma più coraggioso e concreto. Soffiano ancora venti di contestazione da parte della curva all’indirizzo della dirigenza invitata ad andare via con cori e striscioni.
Meglio gli ospiti in avvio. Al 4’ ed al 7’ Gigli e Vecsei si fanno minacciosi dalle parti di Grandi ma la supremazia iniziale salentina viene capitalizzata da Doumbia al 16’, con un destro al volo dal limite dell’area sugli sviluppi di una punizione di Lepore respinta da Grandi.
Il Catanzaro replica con la punizione di Mancuso al 18’ e con il guizzo di Razzitti al 24’ su azione personale ma il Lecce è più pericoloso con Moscardelli al 39’ su calcio piazzato che l’ottimo Grandi devia in corner.
Nella ripresa è un altro Catanzaro, rivitalizzato nell’intervallo da mister Erra. Giampà risolve una mischia e trova il pari dopo 44’’. I padroni di casa prendono coraggio e credono nell’impresa. Ed al 32’ il Catanzaro ribalta l’incontro con il neoentrato, il debuttante Caruso, che propizia il vantaggio. Il giovane attaccante vede la porta, il suo tiro è intercettato da Perucchini ma l’intervento del portiere leccese è maldestro, devia di pugno centralmente sulla testa del suo incolpevole difensore Cosenza che fa autogol.
Nel finale Lecce ancora sprecone, incapace di sfruttare agevoli situazioni con Carrozza e Doumbia, in un caso anche a porta praticamente vuota. Vittoria sofferta per la squadra di Erra che si rialza dall’ultimo posto lasciato al Martina Franca, per il Lecce sconfitta che evidenzia pecche e limiti mal celati dalle ultime tre vittorie consecutive.
Manuel Soluri