CATANZARO. “Catanzaro oggi è una città che possiede numerose strutture culturali. La presenza del Marca, o Museo delle Arti, del Musmi, Museo di Storia Militare, nati nell’ultimo decennio, ed in contemporanea l’esistenza di un Museo Archeologico Provinciale, del Museo Diocesano di Arte Sacra, di quello delle Carrozze e la coesistenza di numerose Biblioteche dotate, nel complesso, di alcune centinaia di migliaia di volumi, danni l’idea che il territorio sia dotato, in maniera forse sovrabbondante rispetto ai bisogni (il Comune ha meno di novantamila abitanti), di utili strutture di produzione culturale”. Lo affermano gli storici Corrado Iannino e Aldo Ventrici. “D’altra parte, – evidenziano – nella pubblicistica nazionale viene costantemente evidenziato il ruolo soverchiante che ha l’Italia nel Mondo per ciò che riguarda la presenza di Beni e Istituzioni culturali. È questione solo di percentuali: c’è infatti chi sostiene che il nostro Paese abbia un terzo dei beni culturali del Mondo, c’è invece chi parla del quaranta se non, addirittura, del sessanta per cento. In ogni caso, la nostra Penisola possiede il maggior numero di siti culturali riconosciuti dall’Unesco. Chi evidenzia questo ruolo di leader dell’Italia – affermano ancora Ventrici e Iannino – sostiene, anche, che la cultura sia il petrolio del XXI secolo, che cioè sia in grado di produrre nuove economie, professionalità innovative e generare risorse. È vero anche che le Soprintendenze culturali sono da anni in crisi, riuscendo solamente, nella maggior parte dei casi, a spendere esclusivamente i soldi per le retribuzioni del personale, che i giovani, e sono centinaia se non migliaia, che si specializzano in archeologia non trovano uno sbocco occupazionale e, spesso, sono costretti ad emigrare o cambiare mestiere, così come tutti quelli (ce ne sono ancora) che si laureano in facoltà letterarie o in lingue”. Secondo i due studiosi, “anche in questo campo vi è una grande differenza fra Nord e Sud perchè, mentre al Nord alcuni imprenditori, attratti dalla visibilità che offre il restauro di beni culturali simbolo, si sono dati da fare e spendono ingenti risorse economiche, al Sud tutto questo rimane lettera morta, col degrado visibile di aree archeologiche di pregio come quelle di Pompei e di Sibari. In questo quadro generale, Catanzaro ha assunto il ruolo di città virtuosa o, invece, si colloca al di sotto del target nazionale? Non ci sembra – continuano – che la presenza delle già citate istituzioni culturali, per non parlare del comparto teatrale e delle arti visive in genere, abbia creato nella nostra città economia diffusa, posti di lavoro e, in senso più generale, abbia incentivato i giovani, usciti dalle Accademie e dalle Università, a rimanere in città. Così come, ad esempio, – fanno rilevare – appare del tutto inconcepibile la notizia che, nella inauguranda sede della Giunta regionale, si voglia allestire un’area espositiva, di difficile accesso al pubblico, destinata ad accogliere gli innumerevoli reperti emersi dagli scavi archeologici effettuati su quel sito che, attualmente, giacciono nei depositi della Soprintendenza o sono esposti in musei di altre città. Non sarebbe meglio inaugurare – chiedono – un sito museale, vero e proprio, dotato di percorsi archeologici specifici con aree di ristoro per i visitatori e materiali audiovisivi, che incentivi sul luogo flussi di turisti comunque presenti nelle strutture ricettive dei nostri litorali? E in aggiunta, una parte di questi reperti, potrebbe essere allogata in quale sala espositiva della città, come per esempio nell’area del San Giovanni, per stuzzicare la curiosità dei catanzaresi e per far venire nel Centro storico qualche turista in più. Noi – concludono – pensiamo che una civiltà pre greca importante, quale quella che ha dato il nome all’Italia e che sta emergendo in tutta la sua importanza storica anche in virtù di recenti campagne di scavo, debba essere meglio valorizzata di quanto le operazioni in corso lasciano trapelare”.