CATANZARO. Il clan Giampà di Lamezia Terme si finanziava attraverso una vasta rete di spacciatori di droga i cui proventi venivano impiegati anche nell’acquisto di armi. Tre persone sono state arrestate a Catanzaro e provincia nell’ambito di una vasta operazione antidroga svolta da agenti della locale Squadra Mobile, unitamente a quelli del Commissariato di Polizia di Lamezia Terme, che vede indagate 48 persone a cui carico sono state eseguite 48 perquisizioni domiciliari e personali nel capoluogo, a Lamezia, nella provincia di Vibo Valentia ed in alcune città del nord Italia, con contestuali notifiche di avvisi di garanzia emessi dalla Procura della Repubblica-Dda di Catanzaro. I destinatari sono ritenuti appartenenti a un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Gli arrestati sono Bruno Bava, 34 anni trovato in possesso di oltre 80 grammi di marijuana e di 9 grammi di hashish e arrestato a Lamezia Terme; Rita Passalacqua, 60 anni, e Roberto Turin, 53, entrambi arrestati a Catanzaro in quanto destinatari di provvedimenti di carcerazione divenuti definitivi, la prima per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, ed il secondo per reati in materia finanziaria. Le indagini, svolte sotto il coordinamento della Procura distrettuale, hanno consentito, attraverso una sistematica analisi delle dichiarazioni di diversi collaboratori di Giustizia appartenenti alla cosca Giampà , di accertare l’esistenza di una complessa associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di detenzione e spaccio di sostanza stupefacente. L’organizzazione, facente capo agli esponenti di vertice della cosca Giampà e che risulta aver operato stabilmente dal 2004 al 2012 nell’area di Lamezia Terme, avrebbe avuto canali di approvvigionamento nelle province di Reggio Calabria (area di Rosarno), Vibo Valentia (area di Maierato e Limbadi), Cosenza, Crotone e Milano ed avrebbe commercializzato quantitativi ingenti di cocaina, eroina, marijuana e hashish anche proveniente dal Sudamerica. I fatti sono contestati con l’aggravante di essere stati diretti ad agevolare le attività dell’ associazione mafiosa di Lamezia Terme che utilizzava gli introiti dello spaccio per l’acquisto di armi e mezzi destinati ad essere impiegati nei delitti che hanno insanguinato la città in quegli anni, oltre che per la retribuzione periodica degli affiliati e per l’acquisto di ulteriori stupefacenti in una viziosa sorta di circolo economico. L’organigramma dell’ organizzazione malavitosa in cui i maggiorenti della cosca distribuivano ai gregari di loro fiducia, aree di competenza ben individuate, era particolarmente complesso. Gli indagati avevano la disponibilità di quantitativi anche significativi di droga che poi veniva ulteriormente ceduta ad una più fitta rete di pusher dipendenti dai diversi capi zona che provvedevano alla commercializzazione sul territorio in maniera capillare e monopolistica. L’operazione ha visto la partecipazione di oltre 50 poliziotti coadiuvati da unità cinofile e dal personale del Reparto Prevenzione Crimine di Vibo Valentia, ed ha portato all’arresto in flagranza di uno degli indagati olre che ad una nuova denuncia per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti di tre delle persone perquisiti a Lamezia Terme, trovate in possesso di quantità di droga esigue.