VIBO VALENTIA. Un carabiniere infedele avrebbe passato notizie riservate al clan mafioso dei “Piscopisani”, operante nella frazione Piscopio di Vibo Valentia. È quanto rivelato mercoledì 21 dicembre in aula dal nuovo collaboratore di giustizia vibonese Raffaele Moscato, ex killer dei Piscopisani, che ha fatto il suo esordio da pentito nel processo nato dall’operazione antimafia “Romanzo criminale” contro il clan Patania di Stefanaconi. Il carabiniere, secondo Moscato, avrebbe girato un bigliettino a Francesco Scrugli (killer dei Piscopisani e del clan Lo Bianco) con l’indicazione di due elementi del clan rivale che avrebbero cercato di ucciderlo. Francesco Scrugli fu ucciso nel marzo del 2012 a Vibo Marina in un agguato in cui rimase ferito anche lo stesso Moscato. Nella faida fra i Piscopisani ed i Patania si sarebbe inserito pure il boss di Limbadi e Nicotera, Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, che, ha svelato il collaboratore, avrebbe “finanziato con centomila euro l’acquisto di armi da consegnare ai Patania”. Killer della ‘ndrangheta vestiti con divise delle forze dell’ordine per attentare alla vita di un esponente di un clan rivale che in quel momento si trovava agli arresti domiciliari, ha aggiunto al Tribunale di Vibo Valentia il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato che, collegato in videoconferenza da una località segreta, ha deposto dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia. Secondo il pentito, alcuni esponenti del clan dei Patania, con le divise addosso, spacciandosi per agenti della Dia avrebbero bussato all’abitazione di Rosario Fiorillo di Piscopio, attualmente in carcere ma all’epoca agli arresti domiciliari, per farsi aprire il portone di casa ed ucciderlo. Quando l’uomo si affacciò alla finestra del primo piano della sua abitazione, i killer avrebbero aperto il fuoco, ma i vetri blindati dell’abitazione avrebbero fatto da scudo salvando la vita alla vittima predestinata. Fiorillo sarebbe stato ritenuto dai fratelli Patania di Stefanaconi come uno degli autori dell’omicidio del padre Fortunato Patania e per questo era finito nel “mirino” nell’ambito della faida con il clan dei Piscopisani.