COSENZA. Una madre denuncia il figlio pusher ai carabinieri, per salvarlo dai debiti di droga, e fa scattare una maxi operazione con 26 arresti (10 in carcere e 16 ai domiciliari) e 9 obblighi di dimora. Contestati i reati di spaccio, furti, estorsioni, possesso di armi e usura. Le indagini, condotte dalla Compagnia carabinieri di Cosenza, sono partite da una madre disperata, che fa la collaboratrice domestica, che, vedendo il figlio, piccolo spacciatore, minacciato dal suo fornitore per non aver pagato le partite di droga ricevute, si è fatta coraggio e si è presentata alla stazione di Cosenza Nord, denunciando i fatti. Le indagini, scattate nel gennaio 2015, si sono protratte fino ad oggi consentendo di individuare una serie di gruppi di pusher che si erano spartiti le piazze di spaccio del capoluogo cosentino, operando in regime di libera concorrenza. Documentati circa settecento episodi di spaccio di droga. A carico di alcuni grossisti di droga anche l’accusa di estorsione, per aver minacciato e picchiato dei pusher che non avevano pagato le partite di droga smerciate. Proprio i debiti di droga avevano costretto alcuni pusher a diventare ladri seriali, specializzati in furti su autovetture e furgoni da lavoro, dai quali rubavano qualsiasi cosa potessero rivendere per racimolare contanti. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati 4 pistole, 13 chili di marijuana e 7 chili di hashish. Impegnati circa 250 militari del Comando provinciale di Cosenza, supportati dai colleghi dello squadrone eliportato ‘Cacciatori di Calabrià, della compagnia speciale, del nucleo cinofili e del nucleo elicotteri di Vibo Valentia. “Non è molto frequente che una madre denunci il figlio spacciatore, ma per fortuna accade” ha detto il procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo. La donna si è rivolta, disperata, al comandante della stazione dei Carabinieri di Cosenza Nord, il maresciallo Francesco Parisi, che poi ha seguito personalmente l’inchiesta, individuando le persone coinvolte e ricostruendo in modo certosino circa 700 eventi di spaccio. Molti degli arrestati erano già detenuti ai domiciliari, come ha detto il pm Giuseppe Cozzolino, svolgevano lo stesso la loro attività di spaccio. “Sottolineiamo che alcuni degli arrestati non hanno esitato ad effettuare estorsioni e ritorsioni, anche gravi – ha detto Cozzolino – come pestaggi sanguinosi e incendi di motorini e auto. Un pestaggio lo abbiamo ascoltato in diretta, attraverso un’ intercettazione. Ancora non abbiamo identificato la vittima, che urlava a squarciagola. Non si contano poi i furti di autovetture – ha detto ancora Cozzolino – che molti degli arrestati realizzavano per autofinanziarsi. Molti di loro hanno anche precedenti pesanti, per associazione mafiosa”.
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