CATANZARO. Quattordici persone sono ritenute responsabili di aver attribuito fittiziamente la titolarità di beni e aziende al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniali. All’effettivo titolare dei beni e delle attività è stata applicata la misura della custodia in carcere. Per 13 persone ‘prestanomi’ sono stati disposti gli arresti domiciliari e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. E’ l’ordinanza di custodia cautelare eseguita dalla guardia di finanza di Paola. Il reato della fittizia attribuzione ad altri della titolarità di beni che potrebbero essere oggetto di sequestro e confisca consente, al soggetto effettivo titolare, di evitare il sequestro dei beni illecitamente acquisiti. In questo modo ‘scherma’ l’investimento patrimoniale e ne attribuisce fittiziamente la titolarità formale ad un terzo soggetto, ‘prestanoma’. Sono state così sottoposte a sequestro le quote sociali di 12 società, complessi aziendali, beni mobili, autovetture ed immobili e disponibilità finanziarie, le disponibilità finanziarie riconducibili alle persone indagate per un valore complessivo pari ad oltre 2 milioni di euro. In particolare, le indagini effettuate dalle fiamme gialle, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Paola, hanno consentito di ricostruire la storia societaria e finanziaria delle 12 imprese attive nei settori: supermercati, abbigliamento e pubblicità, tutte riconducibili al ‘dominus’ – di fatto di proprietario e gestore, attraverso compiacenti prestanome legati da vincoli di parentela, di amicizia e pregressi rapporti di lavoro. Le attività commerciali venivano avviate ed operavano di fatto per uno o due anni, durante i quali però contraevano ingenti debiti nei confronti di fornitori e, soprattutto, dell’Erario, per poi essere abbandonate, poste in liquidazione o dichiarate fallite. I complessi aziendali, quindi, venivano ceduti ad altri soggetti economici di nuova costituzione, sempre riconducibili all’effettivo titolare, attraverso i prestanome. Il notevole flusso di denaro generato – soprattutto contante – serviva per finanziare la “catena delle diverse attività”, producendo ulteriore ricchezza “illecita”, condizionante il tessuto finanziario, economico e produttivo. E’ Agostino Iacovo, 38 anni, già noto alle forze dell’ordine, l’imprenditore arrestato questa mattina, nell’ambito dell’operazione della Guardia di Finanza di Paola che ha scoperto una serie di aziende, a lui riconducibili, intestate a prestanome. Ai domiciliari sono finite la sorella, Gigliola Iacovo, e un suo collaboratore, Enzo Buono. Per altre 11 persone è stato disposto l’obbligo di firma. Sottoposte a sequestro le quote di 12 società, complessi aziendali, beni mobili ed immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro. Si è scoperto che le attività commerciali venivano avviate ed operavano per uno o due anni, durante i quali contraevano ingenti debiti nei confronti di fornitori e dell’erario, per poi essere poste in liquidazione o dichiarate fallite. I complessi aziendali, quindi, venivano ceduti ad altri soggetti economici di nuova costituzione, sempre riconducibili all’effettivo titolare, attraverso i prestanome.