CATANZARO. “Ritorna a Catanzaro prepotentemente il piccone demolitore o meglio ritornano le ruspe per cancellare definitivamente un altro pezzo di memoria storica di vissuto cittadino. E’ giunta, infatti, l’ora dell’abbattimento della scuola elementare della “Maddalena”. Una città, la nostra, destinata a dimenticare la sua storia e a disperdere il patrimonio culturale di cui per decenni è andata fiera”. La denuncia è di Amedeo Chiarella, rappresentante dell’associazione culturale “Petrusinu ogni minestra”, il quale evidenzia che da palazzo De Nobili , sede del Comune, “hanno dato fiato alle trombe ed hanno annunciato con enfasi l’ennesima soppressione di una parte di quel centro storico che, invece, ogni altra città tende a conservare ed a preservare. Noi “petrusiniani” di proposito – scrive – abbiamo atteso circa un mese dal “fatidico” annuncio prima di intervenire solo per il fatto che ansiosi aspettavamo la presa di posizione o meglio la reazione di qualche catanzarese indignato per l’imminente scempio che si andrà a consumare. Fortunatamente qualche voce si è fatta sentire ma per il resto, non ci è rimasto che prendere atto della cronica indifferenza che caratterizza la nostra comunità. Dopo tale constatazione – dice – siamo pronti ad esternare la nostra contrarietà mista a rabbia e protestare contro il progetto comunale che bolle in pentola. Nell’attuare ciò, vogliamo volgere lo sguardo al passato facendo scorrere nella mente le tante distruzioni che si sono susseguite nella nostra città”. Chiarella ripercorre i disastri programmati ce hanno investito la parte storica del capoluogo: “Tutto è iniziato nel 1936 con l’abbattimento della splendida e caratteristica Porta di Mare. Poi è seguita la demolizione del vecchio e prestigioso teatro comunale, meglio conosciuto come “il San Carlino”. Contestualmente si è deciso pure di buttare giù un agglomerato di vecchie abitazioni, realizzate sul finire del 1700 e nel 1800 e che facevano parte del popoloso quartiere denominato “Paesello”, sulla cui area oggi sorge il palazzo della Provincia. Successivamente – scrive – si è provveduto al rifacimento (per la seconda volta) del palazzo del Banco di Napoli, che inizialmente era stato sapientemente realizzato con le stesse caratteristiche architettoniche della dirimpettaia Camera di Commercio. La struttura bancaria modificata in chiave moderna stride, non poco, rispetto al contesto che la circonda. Si è proceduto, pure, alla demolizione del complesso Serravalle e, quindi, della caratteristica “strettoia” di Corso Mazzini mentre a ridosso della Basilica dell’Immacolata è stata collocata la nuova sede della Banca d’Italia, anch’essa realizzata in stile moderno”. “E’ seguito – prosegue – l’abbattimento del Mercato e del teatro “Politeama”, quest’ultimo era uno dei pochi esistenti in Italia che vantava “il tetto apribile” e che permetteva in estate di assistere alle rappresentazioni teatrali sotto il cielo stellato. Più tardi con la dismissione della Stazione ferroviaria di Catanzaro Sala – aggiunge – è stato raso al suolo il confinante cementificio provvedendo, fra l’altro, a spazzare via anche le due ciminiere che si potevano tranquillamente lasciare a ricordo di un tempo che fu. Detto intervento demolitore, attuato celermente – si chiede – a cosa è servito dal momento che nell’area ricavata regna l’incuria ed un totale abbandono?”. Chiarella osserva che “dopo aver collezionato tali perle la città si prepara, quindi, ad assistere al disfacimento della scuola elementare “Maddalena” in cui parecchi catanzaresi, fra cui chi scrive, hanno esordito negli studi scolastici. La scuola annoverava i migliori maestri del tempo. Quanti ricordi! Oltre alla scuola verrà distrutto l’annesso giardino e la refezione dove gli scolari della zona trascorrevano il tempo libero e consumavano i pasti. Per far sparire quest’ultima parte – dice – addirittura si arriverà ad interessare pure la parte finale di Scesa Carbone. Un autentico terremoto pilotato. A tal punto, prima di attuare l’annunciato sfacelo intendiamo porre alcune domande a chi di dovere. Come mai l’edificio dell’Educandato, anch’esso pericolante, è stato recuperato e messo in sicurezza mentre in antitesi tutto il corpo di fabbrica comprendente la scuola della “Maddalena” si vuole togliere di mezzo? Non sarebbe meritoria l’opera di ripristinare e riutilizzare la vecchia costruzione – dice – dopo averla messa in estrema sicurezza nonostante la consapevolezza che il suggerito recupero comporta una maggiore spesa che si potrebbe giustificare col garantire la custodia della memoria visiva cittadina, che non è roba di poco conto? Proponiamo quanto sopra – spiega – avvalendoci dal fatto che tempo fa abbiamo letto sulla stampa che il Sindaco ha già avviato una strategia finalizzata “a restituire decoro e sicurezza ad immobili storici come l’Educandato, ad esempio, che fra poco riaprirà i battenti ospitando al sui interno la sede dell’Accademia di Belle Arti””. Secondo Chiarella, “sbalordisce, pertanto, la decisione maturata per la “Maddalena” pur se dalla sede comunale si siano affannati a precisare che al posto della vecchia struttura verranno realizzati palazzi moderni che dovrebbero ospitare gli alloggi per i militari (Forze Armate e Forze dell’Ordine) con l’intento di contribuire a ripopolare il centro storico. E qui, siamo costretti ad aprire un altro capitolo per replicare a simili genialità! Ma, perchè? a Catanzaro – chiede – sono rimasti militari? Le poche unità che oggi si contano non potrebbero alloggiare alla Caserma Pepe che negli ultimi anni è stata svuotata? Quando hanno distrutto il teatro si è levato il grido di dolore di Giovanni Patari e Giuseppe Casalinuovo, ma allora avevamo in città gente illuminata, oggi chi protesterà? A proposito dove sono gli intellettuali catanzaresi, che fine ha fatto l’opposizione che dovrebbe essere presente nell’interno di palazzo De Nobili e dove sono andati a finire tutti quei candidati che all’ultima tornata elettorale ostentavano un amore sviscerato per la città? Quanti interrogativi che meriterebbero serie risposte anche se noi “petrusiniani” preferiremmo assistere a quello scatto di orgoglio dei catanzaresi che dovrebbe portare ad una mobilitazione generale per mandare in pensione il piccone che tanto danno ha fatto nella nostra Catanzaro! Attesa vana, perchè proprio in queste ore – denuncia – si parla di abbattere anche il vecchio Ospedale di via Acri, al cui interno insiste un antico convento agostiniano adiacente ad una delle antiche porte civiche! Siamo messi veramente male – conclude – Malissimo!”.