di Carlo Rippa
Milena Gabanelli è la donna che mi viene in mente quando penso alle ormai imminenti dimissioni del Presidente della repubblica Giorgio Napolitano ed alla sua sostituzione. Nata a Tassara, frazione di Nibbiano (Piacenza) il 9 giugno 1954, vive a Bologna. Conseguita la laurea al DAMS di Bologna sposa Luigi Bottazzi, professore di musica, con cui avrà una figlia. Quando non lavora si comporta come tutte le donne che hanno una famiglia: fa la spesa, cucina, adopera la lavatrice, riceve gli amici e, se può, si dedica al giardinaggio, senza concedere nemmeno un minuto alla mondanità. Esercita il mestiere di giornalista-pubblicista freelance. Racconta di avere sostenuto l’esame di stato per ottenere il titolo di giornalista professionista, ma di essere stata bocciata all’orale per avere saputo rispondere solo ad una domanda su dieci, mentre alcuni suoi allievi degli stage di formazione al giornalismo sono stati tutti promossi. Non ha smesso di insegnare nelle scuole di giornalismo ed a scegliere gli stagisti che vanno a lavorare nella sua redazione. Fra i tanti prestigiosi premi e riconoscimenti ricevuti, figura il prestigioso premio “E’ giornalismo”, fondato nel 1995 da Indro Montanelli, Enzo Biagi, Giorgio Bocca e Giancarlo Aneri. Ha sempre lavorato. Tra le numerose pubblicazioni editoriali da lei firmate figurano “Le inchieste di Report” con Dvd, “Cara politica. Come abbiamo toccato il fondo”, “Ecofollie. Per uno sviluppo (in)sostenibile” con DVD, tutte edite da Rizzoli. A 18 anni lascia la famiglia per trasferirsi a Bologna. Inizia a lavorare con la Rai dal 1982, realizzando programmi di attualità per la terza rete regionale. Nel 1989 comincia la collaborazione per la trasmissione di Giovanni Minoli “Speciale Mixer”. Il suo primo lavoro è la Cina delle zone economiche speciali, poi c’è l’ex Jugoslavia, il Vietnam, la Cambogia, la Birmania, il Sudafrica, i Nagorno-Karabakh, il Mozambico, la Somalia, la Cecenia. E’ l’unica giornalista italiana ad aver messo piede, nel 1990, sull’isola Pitcairn, dove rimase per un mese tra i discendenti degli ammutinati del Bounty. Poi c’è l’India dei venditori di reni, i deformi di Semipalatinsk. Nei primi anni novanta partecipa alla introduzione in Italia dei nuovi canoni del video giornalismo, uno stile più diretto nelle interviste e nel modo di fare programmi televisivi. Spesso lavora da sola, come è successo a Belgrado, quando la troupe che la doveva seguire non arrivò mai. Nel 1994 Giovanni Minoli le offre di occuparsi di un programma sperimentale su Rai 2 “Professione Reporter”, che fino al 1996 manda in onda i servizi realizzati dai neo-videogiornalisti. Nel 1997 diventa autrice e conduttrice di “Reporter”, straordinario programma televisivo diventato, ben presto, il più noto format di giornalismo investigativo in Italia. I temi trattati sono soprattutto di carattere economico, ma anche legati alla salute, alla giustizia, alle malefatte di enti pubblici e aziende private, alle multinazionali, alla criminalità organizzata. Per lei è importante che la gente sappia come funzionano certi meccanismi, perché più è informata, più ha voglia di informarsi. Diventa così la telegiornalista che colleziona più querele e lettere intimidatorie per le sue inchieste. Tra le richieste di danni più grosse figurano: 6o miliardi di lire richiesti dalle Ferrovie dello Stato; 25 milioni di euro dall’Eni; 137 milioni di euro chiesti dalla Società HG3, operatore telefonico 3. Tutte le querele sono state archiviate o ritirate. Il 16 aprile 2013 risulta la più votata nella consultazione interna agli iscritti del Movimento 5 Stelle, finalizzata ad individuare il candidato alla Presidenza della Repubblica Italiana di quel partito. Si dichiara sorpresa e gratificata dalla scelta ma, il 17 aprile 2013, com’era facilmente prevedibile, comunica, con una lettera pubblicata sul Corriere della Sera, di rinunciare alla candidatura, scrivendo fra l’altro: “Io sono una giornalista, e solo attraverso il mio lavoro -che amo profondamente- provo a cambiare le cose, ad agire in prima persona, appunto”. La predetta “iniziativa” avrebbe potuto essere avviata solo dagli iscritti al Movimento 5 Stelle, un partito convinto di potere governare l’ltalia “da solo”. Follia pura! Dopo appena un mese, una specifica inchiesta di Report si occupa anche del predetto Movimento, con due precise domande: sulla rendicontazione dello “Tsunami Tour” e sulla destinazione dei ricavi del blog. Nessuna risposta. Solo l’appellativo di “traditrice” attribuito all’ingrata giornalista. Le brevi note biografiche sopra riportate sono più che sufficienti per riconoscere in Milena Gabanelli una persona essenzialmente coraggiosa, ma anche coerente, generosa e sensibile. Mi chiedo di chi e di che cosa potrebbe avere paura una donna che si è occupata di dittature, traffici d’organi, signori della guerra, passando, telecamera in spalla, dalla Cina al Vietnam, dall’ex Jugoslavia al Sudafrica e alla Cecenia, dalla Cambogia al Nagorno Karabakh; che con le sue documentate inchieste ha decretato il declino di molti potenti; che ha saputo mettere alla gogna i politici indecenti, o, come li ha chiamati lei, i “disOnorevoli”. Purtroppo però, nel nostro Paese il Presidente della Repubblica viene eletto dai “politici”, i quali, neppure sotto tortura voterebbero per una donna della statura morale, culturale e professionale di Milena Gabanelli. E’ semplicemente impensabile che la Politica, sempre più consustanziale alla criminalità organizzata, come peraltro sta emergendo anche dai fatti allucinanti relativi alla inchiesta romana “Mafia Capitale”, elegga a Capo dello Stato l’”Iron Lady” delle inchieste che scottano, la giornalista che ha scelto di rimanere “indipendente” sul lavoro. Non accetta regali. Tutto ciò che le serve se lo compra da sola. Nei titoli di coda del suo più noto programma televisivo Report, lascia scorrere un bizzarro chiarimento: “i vestiti di Milena Gabanelli sono i suoi”.