Ci sono giorni che si sognano per una vita, e quando arrivano possono scrivere la storia. Sofia si è inginocchiata, ha baciato la neve coreana, si è messa il tricolore sulle spalle col solito sorriso e gli occhi umidi però, perché il suo momento magico le è passato davanti adesso e non l’ha colta impreparata: ai Giochi di PyeongChang Sofia Goggia scia l’impresa che fa grande l’Italia, e rende unica se stessa. Vince l’oro nella discesa, la gara regina, nessuna prima tra le azzurre aveva mai toccato l’olimpo della velocità. Solo un uomo, per l’Italia, quello Zeno Colò che a Oslo nel ’52 scrisse il suo nome tra i cinque cerchi della libera. L’azzurra che a sei anni sulle nevi di Foppolo immaginava un giorno di prendersi lo scettro dei Giochi è una campionessa capace di battere la più grande, Lindsay Vonn, l’americana numero uno che stavolta fa chapeau e lascia la passerella alla amica rivale. Nessuna raggiunge Sofia: il suo 1:39:220 tiene dietro tutte. Alla fine c’è spazio solo per la gioia, per l’abbraccio tra Sofia e Lindsay, per la voglia di assaporare fino in fondo l’impresa messa a segno.