Un discorso di 75 minuti che ha confermato punto per punto il contratto di governo siglato tra Lega e Cinque stelle. Confermando l’appartenenza all’alleanza atlantica e il rispetto dei parametri europei, in una Ue “più equa”. Ma anche riorientando la politica estera italiana verso Mosca. Giuseppe Conte si è preso la scena parlamentare elencando a Palazzo Madama le priorità dell’esecutivo che sta nascendo. Partendo da una duplice premessa: il contratto è “una pagina scritta che vincola” e per il Paese ora “soffia un vento nuovo”. Un’ora e un quarto nella quale il premier ha detto che procederà con “umiltà e con determinazione” lanciando il “daspo” e l’agente sotto copertura contro i corrotti, l’inasprimento delle pene per alcuni reati come la violenza sessuale, il carcere per i grandi evasori, la riforma della legittima difesa, i tagli alle pensioni d’oro, la riforma della prescrizione e tanto altro. “Sulla giustizia un discorso pessimo, siamo preoccupati: il premier si era definito ‘avvocato del popolo’, ma se le proposte sono l’aumento delle pene, nuove carceri e processi più lunghi, sono ricette vecchie che guardano al passato, non al futuro, e che non servono”, è la posizione del presidente dell’Unione camere penali italiane, Beniamino Migliucci. “Conte – spiega – ha detto che intende rivedere la prescrizione, ma questo allungherà i processi”. Il Governo, in serata, ha ottenuto la fiducia del Senato. Hanno votato a favore Cinquestelle e Lega. Contro Pd, Forza Italia e Leu. Si è astenuta Fratelli d’Italia.