COSENZA. “La classe politica locale, da sempre, si è guadagnata clientele elettorali e profitti economici grazie alla malagestione delle politiche abitative, sfruttando il bisogno di migliaia di cittadini. Dinnanzi a questa realtà, in decine a Cosenza abbiamo deciso di aprire le porte di immobili abbandonati al degrado per riqualificarli e restituirli alla città, vivendoli quotidianamente”. Lo scrive oggi il Comitato Prendocasa Cosenza, in una nota diffusa alla stampa. “Se mesi fa gli sgomberi rappresentavano un rischio per le nostre occupazioni, oggi, purtroppo, sono una certezza e saranno eseguiti nelle prossime settimane. Ministero dell’Interno, Prefettura e Procura – si legge nella nota – sono tutti concordi e decisi: il problema più urgente del nostro territorio sono le occupazioni. La Regione Calabria si sottrae al confronto, nonostante la presa di posizione ufficiale di giugno, facendo finta di non vedere e non sapere. Che fine ha fatto l’appello di Oliverio a non voltare lo sguardo di fronte alla povertà e al disagio, che fine ha fatto l’impegno della Regione a trovare possibili soluzioni alternative per evitare che decine di bambini, uomini e donne finiscano in mezzo a una strada o senza un futuro certo?”. “Se il disagio abitativo era una realtà da non sottovalutare a giugno, come mai, pochi mesi dopo, invece, la Regione tace sull’argomento lanciando la patata bollente al Comune? Palazzo dei Bruzi non potrà fare altro che proporre inaccettabili soluzioni temporanee”, scrive ancora il comitato. “L’infame circolare Salvini che è diventata decreto legge è pronta a colpire tutte le realtà di lotta presenti in Italia. Così, tutti gli organi istituzionali di questa città e quello regionale accorderanno, o hanno già accordato, forse, – continua la nota – i loro strumenti, nell’intento di suonare il de profundis su due delle nostre occupazioni abitative. Ma Regione, Comune, Prefettura e Procura non hanno fatto i conti con la determinazione che Via Savoia e Hotel Centrale si portano dietro. Vogliamo rendere Cosenza un mattatoio salviniano o riusciamo, tutti insieme, a preservarne l’antica matrice solidale e accogliente?”.