Si è concluso con un “non luogo a procedere”, e la trasmissione degli atti alla procura generale della Corte dei Conti, il procedimento disciplinare davanti al Csm a carico dell’ex procuratore di Vibo Valentia (fino al 2007) Alfredo Laudonio, incolpato di diverse condotte “idonee a ledere l’immagine del magistrato”. Il procedimento si è estinto per cessazione dell’appartenenza di Laudonio (già collocato fuori ruolo dal Csm) all’ordine giudiziario: il 12 settembre scorso, infatti, il ministro della Giustizia ha firmato il provvedimento di dispensa dal servizio del magistrato. Laudonio era incolpato in relazione a due diversi illeciti disciplinari. Nel primo, gli veniva contestato di essere venuto meno al proprio dovere di diligenza in relazione alle indagini sulla morte di una ragazza di 16 anni nell’ospedale di Vibo Valentia, deceduta nel 2007 in seguito ad un blackout in sala operatoria nel corso di un intervento di appendicectomia. Il relativo processo penale si è concluso con la prescrizione dei reati di omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento, ma la Cassazione ha rigettato il ricorso del magistrato contro la condanna a indennizzare i parenti della vittima. Il secondo illecito riguardava una vicenda per la quale Laudonio è stato condannato con sentenza definitiva a un anno e sette mesi per peculato. Nel mirino dei giudici diverse missioni dell’allora procuratore di Vibo Valentia a Roma, presso il servizio centrale della polizia scientifica, a seguito delle quali il magistrato “liquidava a se stesso” rimborsi per le spese di viaggio e soggiorno, compresi pernottamenti nella Capitale “non strettamente necessari”.