«Io nacqui a debellar tre mali estremi: / tirannide, sofismi, ipocrisia; […] / Carestie, guerre, pesti, invidia, inganno, / ingiustizia, lussuria, accidia, sdegno, / tutti a que’ tre gran mali sottostanno, / che nel cieco amor proprio, figlio degno / d’ignoranza, radice e fomento hanno.» (da Delle radici de’ gran mali del mondo)
Parole di Tommaso Campanella, filosofo, teologo, poeta e frate domenicano italiano.
Giovan Domenico Campanella, questo il suo nome, nacque a Stilo, nella Calabria Ulteriore, ai tempi parte del Regno di Napoli (attualmente in provincia di Reggio Calabria), il 5 settembre del 1568. Il padre era un ciabattino povero e analfabeta che non poteva permettersi di mandare i figli a scuola e Giovan Domenico ascoltava dalla finestra le lezioni del maestro del paese, segno precoce di quella voglia di conoscenza che non l’abbandonò per tutta la vita. Nel 450simo anniversario della nascita di Campanella, a Catanzaro, nel Museo del San Giovanni, si è svolto il Convegno di studi dal titolo “Tommaso Campanella: un intellettuale militante calabrese”, a cura di Deputazione di Storia Patria per la Calabria, Centro di Ricerca di Storia della Medicina “Cassiodoro” ed Università Magna Graecia di Catanzaro.