SAN FERDINANDO. Alcune decine di migranti hanno partecipato ieri mattina ad una manifestazione di protesta promossa dalla Flai-Cgil dopo la morte di Jaiteh Suruwa, il diciottenne immigrato del Gambia morto in un incendio scoppiato nella baraccopoli di San Ferdinando, nel Reggino. Secondo i dimostranti, non tutte le persone che hanno perso l’alloggio nell’incendio, in tutto una cinquantina, avrebbero ottenuto dalla prefettura un posto letto. Da qui la protesta svoltasi in maniera pacifica lungo le strade del paese. Su quanto accaduto sta indagando la procura della Repubblica di Palmi che ha disposto l’esame autoptico sulla salma del ragazzo. Ieri il prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, che aveva presieduto una riunione del comitato provinciale per l’ordine pubblico in Municipio, aveva confermato il trasferimento dei migranti in alcuni containers, in attesa della costruzione di un nuovo campo. “L’Agenzia Onu per i Rifugiati (Unhcr), è sgomenta di fronte alla morte di Jaiteh Suruwa, un ragazzo di soli 18 anni, avvenuta nella notte tra il 1 e il 2 dicembre a seguito di un incendio scoppiato nella baraccopoli di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria”. È quanto si legge in un comunicato. “Suruwa – è scritto – era ospite dello Sprar di Gioiosa Ionica e si sarebbe recato nella baraccopoli per visitare alcuni conoscenti. Secondo quanto riportato, Suruwa aveva da poco ottenuto la protezione umanitaria e aveva intrapreso un percorso concreto di integrazione tra scuola di italiano e calcio. A dicembre avrebbe cominciato un tirocinio formativo di quattro mesi al fine dell’inserimento lavorativo. “Questa ennesima tragedia mette in luce quanto possa essere difficile ed accidentato il percorso di integrazione in Italia,” ha commentato Felipe Camargo, Rappresentante regionale Unhcr per il Sud Europa. “Quanto è accaduto . aggiunge – richiama l’urgenza di rispondere in modo efficace e coerente ai bisogni di accoglienza e tutela di migliaia di richiedenti asilo e rifugiati. Temiamo che situazioni come quella della baraccopoli di San Ferdinando possano ripetersi invece che risolversi. Occorre invertire la Rotta”. In un altro incendio, il 27 gennaio 2018, ricorda l’agenzia ONu, “perse la vita Becky Moses, donna nigeriana trentenne, e che lasciò circa seicento persone senza riparo. Allora l’Unhcr – si sottolinea – aveva rivolto un appello alla Regione Calabria affinché implementasse rapidamente le ipotesi progettuali condivise per il territorio della Piana di Gioia Tauro che dovevano comprendere servizi sanitari, sociali e alloggiativi per i richiedenti asilo e rifugiati che vivono sul territorio in condizioni disumane”. “Ieri (domenica N.D.R.) è morto bruciato vivo un ragazzo di 18 anni. Questo clima di odio, questa società della barbarie, ci stanno portando a non avere nemmeno la sensibilità di comprendere quello che ci circonda”. Lo ha detto alla trasmissione “Circo Massimo”, in onda su Radio capital, il sindaco sospeso di Riace, Domenico Lucano. “Rimaniamo indifferenti – ha detto Lucano, famoso per il modello d’integrazione dei migranti sperimentato nel centro del Reggino, oggi al centro di un’inchiesta giudiziaria – come se ci fosse una forma di assuefazione a una logica che ormai pensiamo sia unica. Ci impediscono di provare quell’impulso di umanità che è normale, Una condizione della società che io non ho mai vissuto prima”.