PERUGIA. Ci sono anche sei persone accusate di essere mandanti, organizzatori ed esecutori dell’omicidio di Roberto Provenzano, il muratore calabrese freddato da un colpo di pistola alla testa nella sua abitazione alla periferia di Perugia nel 2005, tra i soggetti colpiti dalle due ordinanze di custodia cautelare emesse su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Perugia ed eseguite dai carabinieri del Ros nei confronti di 20 indagati. Gli arresti, che hanno visto impegnati circa 150 carabinieri, sono stati eseguiti nelle province di Catanzaro, Crotone, Perugia, Terni, Prato e Roma. Secondo la ricostruzione accusatoria i soggetti sarebbero collegati alla proiezione umbra della cosca ndranghetista dei Farao-Marincola, colpita dai 61 arresti eseguiti il 10 dicembre scorso nell’ambito dell’operazione ‘Quarto Passò e coinvolta in un grosso giro di narcotraffico. A fornire stamani particolari sulle attività investigative il comandante della Legione Umbria carabinieri, Roberto Boccaccio, il comandante del Ros, Mario Parente, il comandante provinciale dell’Arma di Perugia, Cosimo Fiore e il procuratore distrettuale antimafia del capoluogo umbro Antonella Duchini. “Sotto Traccia” il nome dato all’operazione che ha portato all’arresto per omicidio e detenzione e porto di armi da guerra nei confronti di coloro ritenuti mandanti, organizzatori e autori dell’omicidio di Provenzano, avvenuto la notte tra il 28 e 29 maggio 2005. Fatto di sangue che, secondo gli investigatori, sarebbe scaturito da debiti contratti dalla vittima con l’organizzazione calabrese. Per lo stesso delitto l’unico imputato è Gregorio Procopio, assolto in due gradi di giudizio e il cui caso pende presso la Corte di Cassazione. Le recenti indagini sono state svolte attraverso la rivisitazione e la rivalutazione degli atti e delle intercettazioni relative all’operazione che svolsero sul caso i ROS nel 2007. Le recenti operazioni di filtraggio compiute dal Ris di Roma sulle fonie dell’epoca, infatti, avrebbero permesso di individuare elementi di colpevolezza nei confronti dei sei arrestati. Associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e, invece, l’accusa contestata nell’ambito dell’operazione ‘Trolley’ (14 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 2 ai domiciliari). Organizzazione, secondo l’accusa, collegata anche al sodalizio disarticolato con “Quarto Passo” e interessata alla gestione di una fiorente attività di narcotraffico sull’asse Calabria-Umbria e alla distribuzione di ingenti partite di cocaina nelle province di Perugia e di Terni, con 7-10 chili di cocaina per volta, trasportati in trolley dalla Calabria ogni 15 giorni, a bordo di autobus di linea e prelevati dai complici presso il capolinea del centro di Perugia. Organizzazione della quale farebbero parte, secondo gli investigatori, anche due degli arrestati per il delitto del 2005. Secondo i militari l’organizzazione criminale costituisce la prosecuzione del gruppo calabrese che nei primi anni 2000 gestiva il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti a Perugia e che, in linea con le regole di ‘ndrangheta”, avrebbe determinato l’omicidio di Provenzano, colpevole di non aver rispettato gli accordi con il sodalizio.