“La mancata adozione, a tempo debito, di misure di implementazione e per l’allineamento del Porto di Gioia Tauro alle richieste del mercato internazionale e nazionale, sta producendo una vera e propria estromissione dell’infrastruttura, crocevia del traffico-merci che, per collocazione geografica al centro del Mediterraneo anche rispetto ai flussi provenienti da Oriente, sarebbe vocato più degli altri a ricoprire un ruolo chiave anche nella cosiddetta ‘Via della Seta’. Progetto che punta a ridefinire il sistema di rapporti economici e politici a livello globale e che vedrà la Cina, centrale nella rete di collegamenti estesa tra Europa, Africa Orientale ed Estremo Oriente”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale Alessandro Nicolò (Fdi). ”Nella colposa connivenza del Governo nazionale precedente presieduto dal centrosinistra – dice – che ha favorito i porti del Nord Italia) e di quello regionale, che non ha prodotto atti significativi nè interventi risolutivi in seno ai tavoli decisionali, il Porto di Gioia Tauro in questi ultimi anni ha perso quote cospicue di mercato: solo nel 2018 il volume di traffico ha registrato un meno 6 per cento a causa di conflittualità interne tra le due società concessionarie delle attività del terminal container. Mentre, contestualmente Genova e Trieste, hanno invece registrato un segno più nei volumi di traffici, un dato quest’ultimo, che certifica come la crisi del settore non sia globale ma specificatamente circoscritta allo scalo calabrese. Una politica dolosamente distratta – prosegue – ha dissipato quella che avrebbe potuto rappresentare una preziosa opportunità per il rilancio della Calabria e del Sud, una vera e propria beffa se si considera che il punto di forza dell’infrastruttura gioiese è proprio dato dalla localizzazione baricentrica rispetto alle rotte intercontinentali che solcano il bacino del Mediterraneo da un estremo all’altro, da Suez a Gibilterra”. “Si è giunti a questo punto per una serie di gravi omissioni – continua l’esponente di FdI – prima fra tutte la mancata attuazione dell’Accordo di programma quadro firmato nel 2016 che avrebbe dovuto rilanciare l’intera area. La protratta inerzia rispetto a politiche di sviluppo – oggetto della programmazione negoziata tra Regione e Governo – non ha solo pregiudicato le potenzialità di crescita nel breve periodo ma ha anche danneggiato l’esistente, riportando indietro le lancette nel tempo, senza trascurare poi l’enorme ritardo accumulato nell’attuazione della Zona Economica Speciale”.