Due persone sottoposte all’obbligo di dimora; un impianto per il trattamento dei rifiuti e un depuratore comunale sequestrati. E’ il bilancio di un’operazione dei carabinieri del comando provinciale di Cosenza e del Gruppo Carabinieri Forestale della città bruzia, che hanno eseguito questa mattina un’ordinanza dispositiva di misure cautelari reali e personali per il reato di inquinamento ambientale emessa dal Gip presso il Tribunale di Cosenza su richiesta della locale procura. Gli uomini dell’Arma hanno proceduto al sequestro preventivo dell’impianto di trattamento rifiuti liquidi speciali di proprietà della Consuleco srl e del depuratore comunale, entrambi ubicati in località Mucone del Comune di Bisignano (CS) e gestiti dalla stessa società. Le indagini avrebbero consentito di accertare che i due responsabili della Consuleco, amministratore e direttore generale, destinatari della misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza,fornendo direttive illecite a 12 dipendenti della stessa ditta, pure indagati, si sono resi responsabili del reiterato sversamento nel fiume Mucone di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi – provenienti da numerosi siti industriali ubicati in Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia e Calabria – e reflui fognari non correttamente trattati e depurati, causando la compromissione ed il deterioramento delle acque e del relativo ecosistema, con alterazione della composizione chimica, fisica e batteriologica, nonché dell’aspetto esteriore, del colore e dell’odore.
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati in una conferenza stampa tenutasi al comando provinciale dei Carabinieri di Cosenza, a cui ha partecipato il Procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo, il sostituto procuratore, Giuseppe Francesco Cozzolino, il comandante provinciale dei Carabinieri, Piero Sutera, il Comandante del Gruppo Carabinieri Forestale di Cosenza, Vincenzo Perrone, il Comandante del Nipaaf, Adolfo Mirabelli, ed il comandante della compagnia di Rende, Sebastiano Maieli.
Spagnuolo: “Gettato nel fiume veleno allo stato puro”
“L’indagine ha dimostrato che un impianto per la depurazione dei reflui industriale, invece di depurare gettava questa roba nel fiume Mucone. Veleno allo stato pure”. Lo ha detto il procuratore capo di Cosenza, Mario Spagnuolo, che ha partecipato alla conferenza stampa che si è tenuta ieri nel Comando dei Carabinieri di Cosenza, a seguito dell’operazione “Arsenico”, che ha portato al sequestro di un impianto di depurazione a Bisignano e di un impianto di trattamento di reflui. Due persone sono destinatarie di un obbligo di dimora. Spagnuolo lancia un appello agli organi competenti. “Abbiamo interrotto un momento di inquinamento assolutamente grave e importante – ha detto il procuratore – e occorre fare verifiche di tipo ambientale e amministrativo, occorre dotarsi degli strumenti normativi e fare indagini epidemiologiche per vedere l’incidenza sulla salute dei cittadini. Stiamo parlando del più grosso depuratore industriale del Meridione d’Italia – ha sottolineato Spagnuolo – che ha contratti per milioni e milioni di euro con una serie di siti industriali che producono rifiuti pericolosi, che devono essere smaltiti”. “Sono arrivate segnalazioni forti che partivano dal territorio, che sono finite anche in un’interrogazione parlamentare, e abbiamo rivolto attenzione a questo depuratore” ha detto il colonnello Piero Sutera, comandante provinciale dei Carabinieri. “L’indagine è iniziata nel mese di maggio del 2018 e abbiamo fatto 102 campionamenti – ha detto Sutera – per comprovare in maniera certa le responsabilità del mancato funzionamento del depuratore”. Lo sversamento avveniva attraverso un bypass che faceva scaricare una grossa quantità di reflui nel fiume Mucone, senza alcun trattamento. In alcuni casi sono state rilevate concentrazioni di escherichia coli anche 40.000 volte superiore a quanto previsto per legge.
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