Una minaccia invisibile ed impalpabile si aggira per l’Europa tanto insidiosa che sta mettendo a dura prova la pazienza dei cittadini nonché la tenuta finanziaria ed economica del nostro Paese. Il progressivo propagarsi del COVID-19 sta scuotendo gli animi, i mercati finanziari e le variabili economiche della macroeconomia. Lo stesso Primo Ministro l’ha definita “la crisi più difficile che il Paese sta vivendo dal secondo Dopoguerra” e chiama il Paese ad ulteriori sacrifici, per tutelare noi stessi e le persone che amiamo ma, senza tutele economiche. E noi ubbidiamo, costretti a lasciare aperti i servizi essenziali per urgenze senza i DPI e con pochi aiuti, con altissimi rischi.
“Quella contro il Covid-19 è una guerra e dobbiamo muoverci di conseguenza”. Sappiamo che il settore dell’economia non viene rappresentato da un blocco unico, ma da un insieme di comparti distinti e separati, che comunque finiscono poi per influenzarsi a vicenda, esiste una netta distinzione tra economia reale ed economia finanziaria. La Prima comprende le proprietà quali: le fabbriche, le merci, la produzione, il commercio e tutto ciò che riguarda la produzione in senso generale, mentre l’Economia finanziaria comprende appunto tutti i prodotti finanziari quali: azioni, obbligazioni, mutui e prodotti finanziari in genere. Ovviamente questi due settori sono così separati tra loro, ma comunicanti e interconnessi. Economia reale ed economia finanziaria, come le due facce di una stessa medaglia, sono facilmente distinguibili ma comunque legate fra loro perché i soldi immessi dalla BCE vengono distribuiti alle famiglie, alle imprese e a tutti i comparti della economia reale attraverso gli istituti di credito, per poi tornare in quella finanziaria attraverso gli investimenti. Le prospettive economiche sono devastanti, il blocco delle attività produttive, secondo le previsioni, comporterà una diminuzione del Pil del 2% per ogni mese di fermo attività. La parola economia significa “amministrazione della casa”. Oggi l’economia è uscita dalle nostre quattro mura domestiche per influenzare in modo sempre più rilevante le decisioni politiche degli stati nazionali. All’angoscia per la salute si affianca necessariamente la preoccupazione economica. Lo Stato dovrà destinare risorse importanti per la protezione della salute dei cittadini e soprattutto di colore che producono ricchezza e per contrastare anche la diffusione del virus. Gli autonomi ad oggi possono accedere, e non tutti, al “reddito di ultima istanza” di soli 300 milioni di euro, l’esatta metà di quanto lo stesso decreto sembra aver stanziato per tappare l’ennesimo buco di Alitalia che, se non troverà un acquirente, diventerà di proprietà dello Stato. Lo Stato Italiano non deve stanziare 2200 miliardi di euro come l’America o 200 miliardi della Spagna ma nemmeno stanziare una somma analoga alle spese militari e per gli armamenti (circa 25 miliardi per il 2019 e oltre 26 miliardi previsti per il 2020), nell’era in cui il Paese è travolto da una gravissima emergenza sanitaria ed economica che ha evidenziato le debolezze del Sistema Sanitario Nazionale soprattutto quello Territoriale. In tutti questi anni, gli “autonomi” hanno rispettato tutte le iniziative, anche a volte vessatorie, dello Stato, con senso di partecipazione e abnegazione e ricevere €600 dallo Stato è una offesa che i professionisti del settore sempre sotto i riflettori, non meritano oltre ad essere ridicolo e imprudente. Vivere non è non morire. “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato” (Albert Einstein). Spaventa l’assenza dell’Europa, intesa come entità unita e formata da Paesi che si sentono parte di un progetto comune. Manca una risposta coordinata e organizzata dal punto di vista del contenimento sanitario del virus di un Paese malato che va messo in quarantena e curato anche economicamente. Il Paese ha bisogno di una risposta comune, forte, in grado di isolare questo virus ma soprattutto necessita di piani di sostegno all’attività economica sia a livello nazionale che europeo per fronteggiare quello che a tutti gli effetti si prospetta essere un drastico calo della domanda e dell’offerta che interesserà non soltanto l’Eurozona. “Nella vita ci sono cose ben più importanti del denaro. Il guaio è che ci vogliono i soldi per comprarle”. La richiesta del Paese alla politica e nello specifico al Governo, Nazionale ed Europeo, è di esigere che vengano intraprese tutte le iniziative necessarie per sostenere il lavoro di tutte le attività produttive, non solo gli stipendi dei dipendenti, ma anche le piccole attività quali bar, negozi, ristoranti, le piccole aziende che rischiano di non riuscire più a riaprire se lo stop sarà lungo così come previsto. Qualunque iniziativa politica ed economica che il Governo vorrà intraprendere aumenterà il deficit, ma se le iniziative non saranno forti e coraggiose, ci troveremo un Paese giovane (per l’alta mortalità di anziani da coronavirus) ma disoccupato e senza un futuro, un Paese senza aziende, senza imprese, grandi o piccole, senza autonomi, con minori entrate è un Paese in perdita. Ci troveremo cioè un Popolo senza più una SPERANZA. Stanziare aiuti seri e concreti senza PAURE o RISERBI, per gli autonomi, per le imprese di qualunque dimensione, colpite dal crollo del fatturato, mettendo mano al portafogli, aiutando a pagare gli affitti, determinando una fiscalità “forfettaria”, aiutando con contributi a fondo perduto per il rilancio e l’ammodernamento delle attività, agevolando l’accesso ai contributi europei rendendoli più semplici, se l’economia reale non avrà nell’immediato le risorse per affrontare gli adempimenti economici e fiscali, non li avrà nemmeno in futuro, visto che non ci sarà più un’economia, reale o finanziaria, da SALVARE. Grandi e piccoli imprenditori hanno il dovere di pensare non solo al domani ma soprattutto al dopodomani, dobbiamo utilizzare questo tempo per pensare al prossimo futuro, che non potrà essere più come prima. Ricordiamoci che gli ”uomini e le donne stanno morendo di fame e dobbiamo comprendere il fatto che le leggi economiche non sono fatte dalla natura ma da esseri umani” (Franklin D. Roosevelt). Serve pertanto un sostegno etico e soprattutto politico ed economico per far sì che il Paese possa superare questa crisi a testa alta e con un rilancio economico serio e coraggioso. “Morire mia cara? Sarà l’ultima cosa che faccio!”.
Alberto Pujia