Il progetto di ricerca “Il cambiamento è nell’aria” – promosso dalla Libera Università di Bolzano e Agorà, con la collaborazione di ricercatori e dottorandi dell’Università Iuav di Venezia e degli atenei di Trento e Padova – ha fotografato la qualità dell’aria a scuola nei mesi precedenti la chiusura per la pandemia di coronavirus. Una concentrazione di CO2 eccessiva dimostra una ventilazione inadeguata per larga parte del tempo di occupazione. Una cattiva notizia in vista del rientro a scuola ai tempi del Covid-19. “La prevenzione del contagio passa attraverso il controllo della concentrazione e della distribuzione della carica virale che, sia pure con proprie specificità, non è radicalmente diverso da quello di molti altri contaminanti indoor”, afferma Andrea Gasparella, professore di Termofisica degli edifici alla Facoltà di Scienze e Tecnologie della Libera Università di Bolzano, “il corretto ricambio d’aria può limitare infatti il livello di CO2 e contenere la concentrazione della carica virale nell’ambiente confinato allo stesso tempo”. In questa fase di preparazione alla ripresa autunnale, è importante fissare i livelli di qualità dell’aria conseguibili con le nuove prescrizioni sul distanziamento e programmare gli interventi richiesti per il soddisfacimento dei requisiti “come, ad esempio, un aumento delle aperture in termini di frequenza e/o durata, una riduzione dell’occupazione e dell’orario di permanenza, l’installazione di sistemi di ventilazione meccanica e filtrazione, e l’individuazione dei parametri che possono essere utilizzati per monitorare a basso costo la qualità dell’aria anche negli altri ambienti della scuola, definendo correlazioni e algoritmi di previsione che possono attivare segnalazioni di allerta”, commenta Gasparella.