A Reggio sfida Falcomatà-Minicuci
Per la prima volta dall’introduzione dell’elezione diretta del sindaco, il 4 e 5 ottobre i reggini saranno chiamati a eleggere il primo cittadino al ballottaggio. I due sfidanti rimasti in gioco dei 9 candidati del primo turno sono il sindaco uscente del Pd, Giuseppe Falcomatà, e Antonino Minicuci, sostenuto dal centrodestra e indicato dal leader della Lega, Matteo Salvini. Falcomatà, che nelle elezioni precedenti era stato eletto al primo turno, con le sue 11 liste, si è fermato questa volta al 37,17% dei voti; Minicuci, accompagnato da 10 liste, ha raccolto il 33,69% in un testa a testa durato tre giorni, tanti quanto è durato lo spoglio delle schede elettorali per alcuni problemi riscontrati in tre seggi. Entrambi correranno con le stesse liste che li hanno sostenuti nel primo turno, senza nuovi apparentamenti.
Se Angela Marcianò, ex assessore della giunta Falcomatà, sostenuta al primo turno dal Ms-Ft e da liste civiche, riportando il 13,94%, ha dichiarato di non appoggiare nessuno dei due contendenti, Saverio Pazzano, candidato sindaco del movimento ‘La Strada’ e sostenuto dalla lista ‘Riabitare Reggio’, che ha raccolto il 6,38%, ha manifestato un’apertura nei confronti di Falcomatà pur dichiarando di voler comunque essere all’opposizione nel nuovo consiglio. Per Falcomatà, nei giorni scorsi, si è espresso un nutrito gruppo di intellettuali e professionisti, oltre al partito ‘Buona Destra’ La sfida di Reggio, città più popolosa della Calabria, sarà un test importante per i due schieramenti in campo, anche in proiezione regionale, al fine di sondare l’umore dell’elettorato. Il centro destra guida da alcuni mesi il governo della regione con il presidente Jole Santelli, espressione di Forza Italia ed ex sottosegretario di stato, mentre il centrosinistra, che aveva governato nella scorsa legislatura, battuto nettamente alle ultime Regionali, è in cerca di rilancio.
A Crotone sfida Manica-Voce
Come quattro anni fa anche in questa tornata elettorale bisognerà attendere il ballottaggio che si terrà i prossimi 4 e 5 ottobre per sapere chi sarà il nuovo sindaco di Crotone. A contendersi la fascia tricolore saranno il candidato del centrodestra Antonio Manica, avvocato tributarista alla sua prima esperienza elettorale, e il ‘civico’ Vincenzo Voce, ingegnere e docente di scuola media superiore che alle ultime regionali è stato candidato nella lista di Carlo Tansi ‘Tesoro Calabria’ senza essere eletto ma risultando il più votato a Crotone. Al primo turno Manica ha ottenuto 13.787 preferenze pari al 41,6 per cento, meno del risultato raggiunto dalle dieci liste che lo hanno sostenuto: 16.111 voti, pari al 49,97 per cento. Dietro di lui è arrivato Voce che però ha ricevuto un trattamento inverso dai suoi elettori. Il candidato civico, grazie al voto disgiunto, ha infatti ottenuto 12.003 preferenze pari al 36,2 per cento mentre le quattro liste che lo appoggiavano si sono fermate a 8.012 voti pari al 24,8 per cento. Circa quattromila voti ‘personali’ dunque separano i due contendenti subito partiti alla caccia di quegli ottomila elettori che al primo turno hanno votato per la coalizione di centrosinistra guidata da Danilo Arcuri o per il candidato del Movimento cinque stelle Andrea Correggia e che ora sono chiamati a scegliere tra Manica e Voce. Anche se, come sempre accade nei turni di ballottaggio quando non ci sono più consiglieri da eleggere, molti sceglieranno di restare a casa. I due candidati in corsa, insieme ai partiti che li appoggiano, hanno peraltro rifiutato qualsiasi apparentamento con altre liste, ognuno dicendosi certo di poter vincere il confronto con l’altro. Il centrosinistra, nel quale correvano le liste ispirate da Enzo Sculco insieme ad una civica formata da esponenti Pd, ha dato libertà di scelta ai propri elettori. Al contrario, il commissario provinciale dem Franco Iacucci lunedì scorso ha tenuto a Crotone un’assemblea con quei militanti e dirigenti da tempo in rotta con l’area che invece è favorevole all’alleanza con Sculco invitandoli esplicitamente a sostenere la candidatura di Voce e a sbarrare la strada al centrodestra. Una sortita che, naturalmente, ha riacutizzato lo scontro in casa Pd.
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