“Non meritiamo un isolamento che ci può essere fatale”. Il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, nel primo giorno di lockdown torna a criticare la scelta del governo, che sui dati del comitato tecnico scientifico, ha classificato la Calabria in zona rossa. “Altre regioni, con dati peggiori dei nostri – spiega ancora il governatore – sono state inoltre inserite nella zona arancione e hanno evitato, e ne sono felice, la chiusura. Non si comprendono, perciò, i criteri scientifici in base ai quali il Governo ha deciso la “vita” o la “morte” di un territorio. Perché è di questo che si tratta: un nuovo lockdown rischia di annichilire in modo definitivo una regione come la Calabria. Nessuno nega le ataviche difficoltà del nostro sistema sanitario, ma, in queste ultime settimane, la Regione – attraverso misure differenziate e restrizioni mirate – è riuscita a limitare i danni e a tenere la curva epidemiologica sotto controllo”.
“I dati ufficiali – continua Spirlì – confermano la bontà di questa impostazione: attualmente, i posti di area medica occupati sono il 16%, quelli di terapia intensiva raggiungono invece il 6%. La soglia che dovrebbe far scattare la chiusura è del 30%. È dunque piuttosto arduo comprendere le ragioni che sorreggono l’ordinanza ministeriale. Il numero complessivo dei contagi e lo stato attuale del nostro servizio sanitario non possono perciò offrire alcun supporto alla scelta di inserire la Calabria nelle zone rosse del Paese. In virtù di queste premesse, nella consapevolezza di dover difendere a ogni costo una regione e una comunità che hanno già fatto enormi sacrifici, ribadisco la volontà della Giunta regionale di presentare ricorso un’ordinanza ingiusta. Il Governo ha deciso di punirci, ma noi non ci pieghiamo”. Dopo Spirlì anche il sindaco di Vibo Valentia, Maria Limardo, ha riunito la giunta e ha dato mandato ai legali per impugnare l’ordinanza. Intanto, nel primo giorno da zona rossa la Calabria, dopo le manifestazioni di ieri in diverse città, risponde con qualche protesta sul territorio, molta rabbia tra i commercianti e i cittadini, e molte polemiche politiche sulle responsabilità della situazione sanitaria, da tempo vicina al collasso, nell’intera regione. Anche i sindacati sono scesi in campo: “La zona rossa – sostengono – certifica il fallimento della sanità calabrese. L’augurio è che questa gravissima situazione possa ora rappresentare un vero punto di svolta per far segnare una inversione di tendenza per quanto possibile rapida”.
Sul fronte politico, sabato 7 novembre il Consiglio regionale della Calabria si riunirà, alle ore 12, in seduta straordinaria. I lavori affronteranno un solo punto all’ordine del giorno: “Calabria Zona Gialla”. Il presidente dell’assemblea, Domenico Tallini, con una nota dell’ufficio stampa dell’assemblea, ha comunicato di aver assunto tale decisione “su sollecitazione dei gruppi consiliari di maggioranza e della stessa Giunta regionale”. A stretto giro di posta è arrivata la risposta dell’opposizione con il Pd: “E’ una vergogna – dice il capogruppo, Domenico Bevacqua – il presidente Tallini non prenda in giro i calabresi. Questa è l’ora della responsabilità e del coraggio e ai calabresi bisogna dire parole di verità. Non ci preoccupa il voto, ma la salute dei cittadini. Non vogliamo sfuggire alle nostre responsabilità politiche ma, dopo avere appreso che è stato convocato, dalla maggioranza e dalla Giunta, il Consiglio regionale in seduta straordinaria per discutere della ‘zona rossa’, ci preme ribadire al presidente Tallini di non continuare a prendere in giro i calabresi. Non è alzando polveroni che si danno alla Calabria le risposte necessarie in questa drammatica fase di crisi economica e sociale. I calabresi – aggiunge – sanno perfettamente come stanno le cose e non si lasceranno ingannare dal messaggio che il centrodestra tenta di far passare, ossia che la Giunta regionale è impegnata sulla questione sanitaria anche in queste ore. Da mesi, in Consiglio regionale, attraverso la stampa, gli interventi pubblici e le continue richieste di cambio di passo, abbiamo auspicato che si ragionasse concretamente di emergenza sanitaria e dell’urgenza di potenziare il frantumato sistema sanitario regionale. Di contro, la Giunta e la maggioranza hanno (e non solo sulla sanità) alzato un muro nei confronti dell’opposizione, impedendo spesso a tutti noi eletti dal popolo persino l’esercizio delle basilari prerogative costituzionali e statutarie. Una vergogna”. Tutto questo mentre la Calabria si è svegliata con il lockdown, anche se la sensazione, nei principali centri della regione è stata di una relativa normalità. Le scuole fino alla prima media, gli uffici aperti e le attività commerciali alle quali non è stata imposta la chiusura, a differenza di quanto avvenuto durante il lockdown nazionale, hanno indotto le persone a uscire, per cui strade e piazze non sono rimaste deserte a differenza di quanto era avvenuto in marzo. E ora si attende che la Giunta regionale formalizzi l’impugnativa dell’ordinanza con cui, in base al Dpcm, il ministero della Salute ha inserito la Calabria fra le zone rosse, anche se non sono escluse altre manifestazioni di protesta, anche se la relativa libertà di movimento dovrebbe aver contribuito a smorzare la tensione.