“Il governo, senza interlocuzione, ha introdotto un nuovo regime commissariale che risulta ancora più mortificante e pregiudizievole per la tutela della salute dei calabresi”. Lo ha affermato il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, nel corso della sua audizione in Commissione Affari sociali della Camera sul “Decreto Calabria”, che proroga il commissariamento della sanità calabrese. “Si tratta -ha proseguito Spirlì- di un provvedimento in contrasto con i principi costituzionali ribaditi dalla Corte costituzionale che, sul precedente Decreto Calabria, ha sostenuto che il provvedimento era un intervento non ordinario parlando della necessità di tempi certi e definiti. Questi presupposti oggi non ci sono più visto che la Regione, dopo le elezioni di gennaio, ha avviato un percorso virtuoso per ricondurre la gestione della sanità a canoni di efficienza ed efficacia. Il nuovo Decreto Calabria -ha ribadito il presidente facente funzioni della Regione- finisce per ledere gravemente le competenze regionali. Inoltre -ha aggiunto Spirlì- il nuovo decreto ha una durata di 24 mesi, più lunga di 6 mesi rispetto al primo e contrasta con i principi affermati dalla Corte costituzionale”. “Mai la Regione Calabria ha avuto un atteggiamento pregiudizievole nei confronti del commissario ad acta”, ha detto ancora Nino Spirlì, nella sua audizione alla Commissione Affari sociali della Camera, facendo riferimento a una lettera che la governatrice Jole Santelli aveva indirizzato al governo e al premier Conte poco più di un mese prima della sua scomparsa, avvenuta il 15 ottobre. Nella lettera Santelli esprimeva la sua contrarietà al commissariamento della sanità calabrese, commissariamento che poi è stato ulteriormente prorogato dal Decreto Calabria approvato dal Cdm agli inizi di novembre. “La massima disponibilità -ha proseguito Spirlì- è stata dimostrata da subito, e questo è importante. Jole Santelli ha scritto una lettera al presidente Conte esattamente un mese prima di chiudere la sua esistenza terrena, e l’ha scritta da calabrese, da presidente della Regione, da malata oncologica, da donna, ed è stata forse -ha continuato- la più grande prova che abbia dovuto superare perché mai e poi mai si sarebbe pubblicata nelle sue sofferenze personali ma l’ha fatto proprio per chiedere un’attenzione diversa da parte del governo, un’attenzione umana, politica, non partitica, un’attenzione importante verso i calabresi. Purtroppo. la lettera è rimasta inascoltata e il decreto è andato avanti”, “Quando arriverà, e speriamo che arrivi subito, che arrivi presto, il nuovo commissario ad acta della sanità calabrese troverà esattamente quello che il governo ha chiesto per lui -ha aggiunto il presidente facente funzioni della Regione- e non ci sarà sicuramente alcun atteggiamento negativo nei suoi confronti. Oggi bisogna avere la volontà di cambiare e guarire la sanità calabrese: chi aveva la possibilità di guarire la sanità calabrese non l’ha fatto, che sia stato un commissario governatore o un commissario governativo poco importa. Il risultato è che oggi anche in questa pandemia non abbiamo un piano Covid”, ha detto ancora Spirlì. “In questi ultimi giorni -ha rilevato- mi sono sentito molto mortificato, perché i commissari hanno dimostrato pubblicamente l’inadeguatezza non solo personale ma anche dell’istituto del commissariamento. È arrivato il momento di riconsegnare ai calabresi la possibilità di amministrarsi da soli altrimenti c’è un pregiudizio verso di noi. Non capisco perché la Regione possa amministrare tutti i settori tranne la sanità. Mi auguro -ha quindi aggiunto il presidente facente funzioni della Regione Calabria rivolgendosi al governo- che si rifletta ancora sulla disponibilità che dimostriamo giorno dopo giorno e si rifletta sulla possibilità di una gestione condivisa e mai più una gestione imposta della sanità calabrese”.