“Conte deve metterci la faccia, deve guidare lui questo processo, altrimenti abbiamo scherzato e faremo finta di niente. Non puo’ cavarsela con un rimpasto…”. Chi ha in mano il ‘dossier’ sui ‘volenterosi’ non nasconde che il lavoro di allargamento della maggioranza non è una strada in discesa. Alla Camera la prossima settimana i ‘contiani’ proveranno a costruire un gruppo per poi provocare un cambio di numeri nelle Commissioni, ma i fari sono puntati soprattutto al Senato. E il voto di mercoledì sulla relazione dello stato di giustizia fa paura ai rosso-gialli. Con i lavori fermi nelle Aule chi gira oggi tra Montecitorio e palazzo Madama lo fa per portare avanti le trattative. Al Senato sono stati visti gli esponenti Udc Saccone e Binetti, alla Camera ‘avvistati’ Tabacci e l’ex M5s De Falco. “Alla fine si riuscira’ a fare qualcosa in extremis”, dice quest’ultimo. Ma sui lavori in corso è piombata l’inchiesta che ha coinvolto il leader Udc, Lorenzo Cesa. Alla Camera come al Senato fioccano le interpretazioni sulle possibili conseguenze dell’operazione anti ‘ndrangheta. E’ vero che, riferisce chi conosce il mondo centrista, è soprattutto De Poli a voler restare ancorato al centrodestra, ma – osserva la stessa fonte – è evidente come il ‘blitz’ che ha provocato il primo scossone con le dimissioni di Cesa dalla segreteria del partito, “rischia di ‘liberare’ gli altri due senatori, Binetti e Saccone”, di far sì che siano questi ultimi il ‘volto spendibile’ dell’Udc. C’e’ chi, sempre nel centrodestra, azzarda sotto voce che l’iniziativa del procuratore capo della Dda, Gratteri potrebbe giocare a favore dell’esecutivo, altri però danno una lettura contraria, ovvero che le manovre sulla ‘quarta gamba’ rischiano di essere frenate. Nei gruppi parlamentari dem non si respira aria di ottimismo, ma i vertici Pd, M5s e Leu hanno fornito completo appoggio alla strategia del presidente del Consiglio.