“‘La tendopoli è una sistemazione provvisoria e deve scomparire’, è quanto disse nel 2016 il prefetto Claudio Sammartino in occasione della firma di un protocollo operativo che prevedeva, tra varie azioni, la realizzazione della tendopoli di San Ferdinando. Da quella dichiarazione sono passati ormai più di sei anni e la tendopoli è ancora lì” Lo afferma, in una nota, il fondatore e leader di Tesoro Calabria, Carlo Tansi a seguito dell’incendio che ha interessato nella notte di Capodanno. “Era l’estate del 2017 quando la protezione civile regionale che dirigevo – prosegue Tansi – realizzò, in perfetta osservanza del protocollo, la tendopoli di San Ferdinando: nel progetto originario, approvato dalla prefettura di Reggio, la tendopoli era completamente recintata con vie d’accesso controllate da forze dell’ordine e da associazioni di protezione civile, era dotata di vie di fuga e aree di raccolta in caso di emergenza, di sistemi anti-incendio, di mensa, di locali di culto, bagni, docce, di sistemi di drenaggio delle acque piovane, di aree per la raccolta differenziata, di sistemi di videosorveglianza e riconoscimento tramite impronte digitali di tutte le persone che accedevano alla tendopoli. A metà agosto del 2017 furono effettuate le operazioni di trasferimento dei cittadini extracomunitari alla tendopoli nuova di zecca da una vecchia baraccopoli, non distante dalla nuova, fatta di molte case di cartone e legno con tetti in eternit, senza servizi sanitari (gli ospiti facevano i loro bisogni all’aria aperta e l’area era pervasa da odori nauseabondi), che si allagava e diventava una piscina dopo ogni pioggia. La nuova tendopoli fu occupata da cittadini extracomunitari tutti regolari, in quanto dotati di permesso di soggiorno”. “La nuova tendopoli venne realizzata – sostiene ancora Tansi – sotto la mia direzione dalla Prociv regionale su una specifica iniziativa di coordinamento disposta dalla stessa prefettura di Reggio Calabria alla luce del citato protocollo operativo tra Prefettura, Regione e comune di San Ferdinando. Voglio denunciare che, in barba al progetto originario, oggi la tendopoli di San Ferdinando è completamente abbandonata a sé stessa dalle istituzioni: sono stati distrutti i cancelli d’ingresso e quindi entra ed esce chi vuole, non ci sono più persone che presidiano il campo. Per questo motivo nel perimetro della tendopoli sono state aggiunte una miriade di baracche abusive facilmente infiammabili (di cartone, lamiera, legno e plastica), che hanno completamente occluso le vie di fuga rendendo il campo zeppo come un uovo e pertanto non più sicuro in caso di emergenza-incendi (e non solo)”. “Il fuoco, in quella tendopoli, in passato – sostiene ancora il leader di Tesoro Calabria – aveva già ucciso e attualmente le condizioni di vita del campo non sono accettabili in una società che vuole definirsi civile. Nel tempo la tendopoli si è trasformata in un ambiente sempre più degradato, diventando simbolo dell’illegalità che trova negli interessi del caporalato il suo terreno più fertile. Ogni giorno, a San Ferdinando, le persone rischiano la vita. Lì dove la vita stessa delle persone vale poco o nulla. Lì dove le persone vivono accanto ai rifiuti. La dignità, a san Ferdinando, è una chimera alimentata da una politica che dell’ immigrazione né fa solo un affare economico, ma mai un’emergenza umanitaria”.