E’ iniziato ufficialmente, ieri, il nuovo anno scolastico per 7.286.151 studentesse e studenti, per un totale di 366.310 classi nelle scuole statali ma davanti agli istituti è stato subito evidente come la crisi energetica preoccupi il mondo della scuola più del Covid. I ragazzi infatti sono apparsi ovunque felici di poter entrare in aula, dopo tre anni, senza le mascherine e riuscire a vedersi, a sorridere e a parlare liberamente. Via anche i controlli della temperatura, la dad per i malati, il distanziamento e gli ingressi scaglionati. Ma a dominare, ora, sono i timori sull’approssimarsi dell’inverno, sul conseguente calo delle temperature e sul forte aumento del prezzo del gas. Contro i rincari dell’energia c’è chi, come il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, ritiene che anche “la riduzione di un giorno scolastico, togliendo il sabato, può essere una strada già sperimentata altrove senza conseguenze negative”. Ma sul tema i presidenti delle Regioni, i sindaci e gli assessori sono molto divisi. Robero Occhiuto, ad esempio, è contrario. “Dico ‘no’ alla settimana corta come misura straordinaria per risparmiare energia. I nostri ragazzi, dalle elementari alle superiori, hanno già sofferto tanto negli ultimi anni a causa della pandemia, e non meritano di subire nuove limitazioni: né scolastiche, né di vita sociale. Ogni iniziativa per contenere i consumi è ben accetta, ma la scuola non si tocca e gli istituti, a mio parere, devono tornare ai ritmi didattici pre-Covid, mantenendoli”. Così il presidente della Regione Calabria. “Abbassare di brutto le temperature nel fine settimana e riaccendere per il lunedì con condizioni di freddo alpino, non comporta risparmio energetico”, osserva dal canto suo l’assessore all’Istruzione della Valle d’Aosta, Luciano Caveri. Il Codacons già annuncia ricorsi collettivi contro eventuali provvedimenti locali o nazionali che prevedano il sabato a casa e l’attivazione della Dad. I presidi fanno notare che già l’80% degli istituti scolastici adotta da tempo la ‘settimana corta’ mentre tutte le maggiori sigle sindacali sono decisamente contrarie a ridurre il tempo scuola in presenza, “si risparmi tenendo chiusi i centri commerciali la domenica o mettendo in smartworking per più giorni i lavoratori della Pa”, dicono. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, comunque, rassicura: “il governo non ha mai parlato di settimana corta a scuola”.