Contiguità tra imprenditori in Toscana e ‘ndrangheta, una nuova accusa di corruzione elettorale (in Regione) e altri indagati per un totale di 38 persone. Così due avvisi di conclusione indagini della maxi-inchiesta sugli smaltimenti dei rifiuti speciali delle concerie (keu), atti notificati dalla Dda Firenze. Il primo filone ha 26 indagati tra politici, dirigenti pubblici e imprenditori legati questi al clan Gallace di Guardavalle. Il secondo ha 12 indagati; oltre a membri dei Gallace, imprenditori, un dipendente regionale e il consigliere regionale Pieron i(Pd) che si prodigò per far approvare un emendamento. Nel filone coi 26 indagati la Dda di Firenze contesta, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere per traffico illecito di rifiuti e inquinamento, corruzione in materia elettorale e di indebita erogazione di fondi pubblici ai danni della pubblica amministrazione, falso e impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari. La Procura fa rilievi a enti pubblici riguardo a responsabilità per reati commessi da propri rappresentanti. Il secondo filone di 12 indagati verte sulla gestione dei rifiuti, dei reflui e dei fanghi industriali prodotti dal distretto conciario tra le province di Firenze e Pisa. I reati contestati, sempre a vario titolo nelle rispettive posizioni dei singoli indagati, sono estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza aggravati dal metodo mafioso. Emerge tra le contestazioni un episodio di corruzione elettorale per Andrea Pieroni, consigliere regionale del Pd, espressione del territorio di Pisa. La Dda lo accusa perché, per ottenere sostegno alle Regionali 2020 dai vertici dell’Associazione conciatori di Santa Croce sull’Arno (Pisa) si sarebbe impegnato a far approvare in Regione Toscana un emendamento per sottrarre il consorzio Aquarno all’obbligo di sottoporsi alla procedura di Autorizzazione integrata ambientale. Cosi poi fece, secondo gli inquirenti che vi ravvisano una condotta penale nei termini della corruzione elettorale. La Procura nell’inchiesta ipotizza un “sistema che vede coinvolti l’Associazione conciatori e i singoli consorzi” ambientali, “consapevoli nel rispettivo ruolo, dal conferitore allo smaltitore dei rifiuti, di far parte di un circuito collaudato e strutturato”. I vertici del ‘sistema’ erano secondo gli inquirenti, nelle compagini societarie delle società coinvolte. Tra gli episodi rilevati emerge anche quello di un dipendente della Regione Toscana che avrebbe ottenuto un prezzo vantaggioso per trascorrere una vacanza ad agosto al villaggio Poseidon, in Calabria, gestito da Antonio Coscia, ritenuto vicino alla cosca dei Gallace.