CATANZARO/ Tortura, lesioni personali aggravate, sequestro di persona, violenza privata, detenzione illegale di arma comune da sparo, rapina, reati tutti aggravati dal metodo mafioso. Per queste accuse la Squadra mobile di Catanzaro, con i Reparti Prevenzione Crimine Calabria di Vibo Valentia e Cosenza, ha eseguito nei confronti di quattro persone l’ordine di carcerazione emesso dal gip di Catanzaro su richiesta della Dda. Le indagini sono partite dopo una brutale aggressione compiuta il 26 e 27 ottobre, nel quartiere nord di Catanzaro, nei confronti di un ragazzo, da parte di persone che affermavano l’appartenenza a un gruppo criminale. In particolare, il giovane, che è risultato avere rapporti di frequentazione di lunga data con i suoi aggressori, è stato accusato di aver avuto una relazione con la compagna di uno di loro e sottoposto a un violento interrogatorio svoltosi a Cavaglioti, venendo malmenato e minacciato con una pistola; il giorno successivo è stato portato nello stesso luogo subendo sevizie che gli hanno provocato lesioni gravi. Sono seguite minacce ai familiari della vittima perché non sporgessero denuncia.
Gli arrestati sono Vitaliano Costanzo, di 31 anni, Francesco Squillace di 54, Riccardo Elia di 31 e Luigi Pettinato di 25, tutti di Catanzaro. Secondo quanto si legge negli atti dell’inchiesta, i quattro indagati avrebbero rapporti di “contiguità” con i “Gaglianesi”, il clan di ‘ndrangheta che prende il nome dal quartiere di Catanzaro in cui la consorteria è storicamente presente. Nell’ordinanza di custodia cautelare si specifica che a carico dei quattro “sussiste la gravità indiziaria nella forma del metodo mafioso per i reati contestati”, essendo “innegabile” la natura oggettivamente mafiosa dell’aggressione, trattandosi di barbara e spietata violenza, attentamente pianificata e commessa con modalità sfrontate e brutali tipiche dell’agire della criminalità organizzata, in tal modo intenzionata a palesare il suo potere epa sua forza all’inerme collettività”. Alla base del blitz della Squadra Mobile la testimonianza della vittima, che ha raccontato di essere stata picchiata per nove ore in una stalla il primo giorno, aggressione poi ripetuta il giorno successivo dal gruppo criminale a colpi di piedi di porco e di pezzi di legno. “Hanno smesso – ha detto l’aggredito agli inquirenti – penso quando hanno visto che avevo il braccio rotto, la gamba rotta”. Secondo gli inquirenti, ad avere avuto il ruolo centrale nella vicenda è Vitaliano Costanzo, ritenuto l’ideatore e istigatore della violenta spedizione punitiva.