Posizioni sempre distanti tra governo e opposizioni sul salario minimo. Nell’incontro a Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito la posizione di contrarietà all’introduzione della misura, motivandone le ragioni, nel suo intervento di apertura. Dopo il discorso della presidente del Consiglio hanno preso parola i leader del centrosinistra, che hanno parlato in ordine alfabetico: Carlo Calenda, Giuseppe Conte, Eleonora Evi, Nicola Fratoianni, Riccardo Magi e Elly Schlein. La parola è poi passata agli altri componenti del governo, i due vice premier Matteo Salvini e Antonio Tajani e la ministra del Lavoro, Marina Calderone. Il rischio è che con fissazione per legge di una quota a 9 euro, si abbassino all’80% gli stipendi dei lavoratori che oggi guadagnano di più: è quanto ha sottolineato Salvini, che ha partecipato in video collegamento. Va bene lavorare contro contratti pirata e sfruttamento -è stato il ragionamento del leader leghista-, ma col 90% dei lavoratori già coperti e tutelati da contratti nazionali, meglio concentrare gli sforzi su altro. E poi, commercianti e artigiani già in difficoltà rischierebbero di chiudere. Insomma -ha sottolineato-, come col reddito di cittadinanza si rischia di alimentare il lavoro nero. Io preferisco aprire cantieri e sbloccare opere, per creare lavoro stabile e ben pagato. Il Ponte sullo Stretto che Pd e 5Stelle avversano -ha rivendicato-, creerà 100.000 posti di lavoro fra Sicilia e Calabria, altro che reddito di cittadinanza o salario imposto per legge. Critici, ovviamente, i rappresentanti delle minoranze. “Da Meloni nulla di nuovo”, hanno commentato.