La Regione Calabria sosterrà gli imprenditori che hanno denunciato di essere stati vittime di estorsioni, assegnando loro un 10% in più nel punteggio delle gare d’appalto bandite dall’ente. Una sorta di corsia preferenziale per premiare quanto hanno il coraggio di sottrarsi al giogo mafioso. È quanto stabilisce una legge approvata all’unanimità dal Consiglio regionale sulla base di una proposta presentata da tutti i gruppi consiliari e che vede tra i firmatari lo stesso presidente dell’Assemblea legislativa, Filippo Mancuso. La normativa recepisce la proposta che era stata presentata nel settembre scorso dall’imprenditore di Gioia Tauro Antonino De Masi, titolare di un’industria meccanica che conta trenta dipendenti. De Masi, 64 anni, vive a Gioia Tauro ed è proprio uno di quegli operatori economici che si sono ribellati alla ‘ndrangheta, subendo pesanti conseguenze sul piano personale ed imprenditoriale. Presentò la prima denuncia nell’aprile del 2013, dopo che la sede della sua azienda fu bersagliata con 44 colpi di kalashnikov. Da allora vive sotto scorta ed è stato costretto a trasferire moglie e figli al nord nel timore che anche loro subiscano la reazione della criminalità organizzata. L’atteggiamento di De Masi tutt’altro che remissivo nei confronti della ‘ndrangheta rappresenta, peraltro, una tradizione familiare. Il padre Giuseppe, che oggi ha 90 anni e che è stato nel 1954 il fondatore dell’azienda gestita oggi da Antonino, fu uno dei primi imprenditori calabresi a denunciare i tentativi di estorsione che aveva subito. ‘”Quando ho presentato la mia proposta – afferma De Masi in un colloquio con l’ANSA – ero speranzoso che venisse accolta, ma non avevo in questo senso alcuna certezza. Oggi, dopo l’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio regionale, devo dire che mi sento orgoglioso di essere calabrese. Sono convinto che questa normativa incoraggerà molti imprenditori a non sottostare più, come spesso è avvenuto in passato, a ribellarsi alle prepotenze dei mafiosi e che denunciare qualsiasi forma di intimidazione conviene perché lo Stato, in questo caso, ha l’obbligo di proteggerti. Questa normativa, inoltre, aiuterà a superare le diffidenze che spesso circondano chi ha il coraggio di ribellarsi. Mi è capitato spesso di incontrare persone, in particolare colleghi, che mi raccontano i loro drammi a causa dei condizionamenti della criminalità organizzata. Mi viene in mente, per esempio, il caso di un imprenditore che tempo fa, nel raccontarmi quanto stava subendo, mi disse senza mezzi termini che avrebbe reagito sparando contro chi gli chiedeva la mazzetta perché riteneva che quello fosse l’unico modo per liberarsi di chi lo opprimeva. Lo dissuasi e lo invitai, invece, a denunciare. E così fece, per fortuna”. De Masi è convinto che una maggiore protezione servirà anche a superare certe diffidenze che ancora permangono nel mondo bancario ed assicurativo nei confronti di chi denuncia. “Oggi accade spesso – afferma l’imprenditore – che se un imprenditore si ribella alla criminalità organizzata diventa per le banche un soggetto a rischio e quindi inaffidabile. Così come è preoccupante che le società di assicurazione aumentino le polizze nei confronti di chi subisce attentati o intimidazioni a causa della sua ribellione. E questo è molto grave. Occorre che ci si renda conto, a tutti i livelli, che chi denuncia, in contesti come il nostro è, in realtà, un portatore di valori positivi e dell’interesse che è di tutti a ripristinare la legalità e la democrazia. E quindi, come tale, va gratificato e non ostacolato. Facendo in modo che la sua ribellione venga in qualche modo premiata. In ogni caso, rinnovo il mio appello a tutti gli imprenditori calabresi: svegliatevi. Non vi sottomettete e denunciate. È questo l’unico modo per sconfiggere la prepotenza mafiosa”.