Meno ditte, più imprese strutturate. Il terziario archivia definitivamente la crisi innescata dalla pandemia, ma si trasforma: tra il 2017 e il 2023, le società di capitali sono aumentate di 185mila unità, mentre sono crollate le ditte individuali (-85mila) e le società di persone (-84mila). È quanto emerge dal II Rapporto sul Terziario, a cura di Assoterziario Confesercenti. Si tratta, si legge in una nota, di “un segnale del progressivo consolidamento del sistema imprenditoriale, ma anche delle difficoltà delle imprese di minori dimensioni, su cui hanno pesato la doppia crisi economica e pandemica e la mancata innovazione. Un ritardo nell’adozione di nuove tecnologie che accomuna, a livelli diversi, tutti i comparti del terziario, riducendone le potenzialità di crescita”. “Di questo passo, in prospettiva già dal 2030 – spiega il presidente Nico Gronchi – le piccole imprese assumerebbero una sostanziale marginalità dei volumi di vendita intermediati, con forti ripercussioni sui livelli di profittabilità delle stesse e con conseguente vivibilità delle aree urbane e cittadine. Si pone dunque un problema di urgenza degli interventi a sostegno delle attività economiche in ambito cittadino, ma anche un problema di equità concorrenziale, di rispetto delle normative e di tassazione delle attività svolte on line spesso con utilizzo di basi giuridiche di comodo. La web tax – appena entrata in vigore, e di cui monitoreremo attentamente gli effetti – deve essere efficace nel garantire pari condizioni concorrenziali, altrimenti rischia di essere solo un’altra imposta. Ma occorre investire anche sull’innovazione diffusa” perché le Pmi italiane sono “aziende digitalmente poco strutturate e poco attente alle potenzialità della digitalizzazione dei processi di innovazione e sviluppo”. A vedere il calo peggiore di natalità sono il Commercio (-22% di iscritte) e le Attività di Ristorazione (-21,7%), spiega Assoterziario Confesercenti, mentre crescono le Attività finanziarie e assicurative, quelle Immobiliari e le Attività professionali, scientifiche e tecniche. Nel 2023, si legge nella nota, le imprese del terziario sono circa 3 milioni e 90mila, in leggera contrazione (-9.000 unità) sul 2022. Rappresentano oltre il 60% del totale delle attività della nostra economia: Agricoltura e Costruzioni pesano ciascuno poco più del 14%, la Manifattura circa il 9% del totale delle imprese italiane. Il 42% delle imprese, quasi 1,3 milioni, è attivo nel commercio: di queste, 710mila circa nel commercio al dettaglio. Le attività dei servizi di alloggio e ristorazione sono il secondo comparto per numero di imprese: oltre 394mila, il 13% del totale. Seguono le attività immobiliari (9%), quelle professionali, scientifiche e tecniche (7%); poi le attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (6%), trasporto e magazzinaggio (5%), servizi di informazione e comunicazione e attività finanziare e assicurative (entrambe al 2%) e Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (2%). Nell’anno appena conclusosi si registra una ripresa generalizzata rispetto al 2022, che in uno scenario di inflazione e tensioni geopolitiche rappresenta un segno positivo. Tuttavia, questa ripresa insieme a quella del 2021 non sono sufficienti a colmare la pesante caduta registrata a seguito dell’emergenza sanitaria nel 2020. Le iscrizioni, nel 2023, sono circa 13mila in meno di quelle registrate nel 2019.