CATANZARO. La grande scrittrice Dacia Maraini aprirà l’anno accademico del corso di laurea in Sociologia nella sede di via Eroi. L’evento, organizzato dal Comune di Catanzaro e dall’Università Magna Graecia, con la collaborazione del Magna Graecia Film Festival, è in programma per sabato 18 alle ore 9.30 nell’Aula Magna della facoltà. Tanti sono gli studenti attesi all’incontro con la scrittrice, stante l’ampio numero di iscritti al corso di laurea (ai 300 iscritti al primo anno, si aggiungono 200”matricole”). Questi dati rendono il corso diretto dal prof. Cleto Corposanto il più numeroso d’Italia. Ad accompagnare la scrittrice nel racconto ai giovani del suo docufilm “Io sono nata viaggiando”, ci saranno il sindaco Sergio Abramo, il rettore della Magna Graecia, Aldo Quattrone, il direttore del corso di laurea di Sociologia, Cleto Corposanto, Gianvito Casadonte, esperto di cinema, e il presidente dell’Accademia di Belle Arti, Rocco Guglielmo. Quella che verrà illustrata sabato mattina ai giovani, durante un incontro che testimonia un rapporto molto saldo tra Comune e Università, sempre più accomunate e perseguenti obiettivi condivisi, è una sorta di favola che comincia tre anni fa con l’incontro fra Dacia Maraini e Irish Braschi. Lei è la grande scrittrice, anche di teatro, nata a Fiesole, nota in tutto il mondo, figura storica della militanza delle donne. Lui è di Livorno, 38 anni, fa il regista di cinema, tv e spot, ha lavorato con Virzì, Cotroneo, Capolicchio e Nuti. Quell’incontro diventa in fretta stima e familiarità, fino alla voglia comune di fare della vita vagabonda di quella “ragazza con la valigia” un docufilm, moderna variante del genere che unisce materiali d’archivio e finzione. Si tratta di un’opera, prodotta da Francesco Bizzarri e Emanuele Nespeca, tutta toscana, sia nella parte artistica che produttiva fino alla Film commission, che uscirà l’11, il 12 e il 13 novembre, compleanno della Maraini, nelle 36 multisale The Space, su Diva Universal di Sky verso fine anno, e sulla Rai, probabilmente Tre, a febbraio-marzo 2015. E come tutte le favole, anche questa avrà il suo lieto fine ancor prima del buio in sala. “È il risultato della nostra passione – ha raccontato Braschi -. Dagli incontri al Mibac, che l’ha dichiarato di “interesse culturale nazionale”, a quelli coi dirigenti di The Space, Sky e Rai, ho visto crescere la partecipazione di tutti a questo nostro film fatto con poche risorse ed enorme entusiasmo. Tutto è cominciato da una cena nella casa di Dacia a Pescasseroli, dov’ero stato invitato da amici comuni. Fui subito colpito dalla semplicità del suo raccontare i luoghi e gli affetti con cui abbiamo poi nutrito il film: Alberto, Pierpaolo e Maria, che erano ovviamente Moravia, Pasolini e la Callas, che le è stata compagna di viaggi e nel film ha un capitolo per sé, e poi Laura Betti, Piera Degli Esposti, Bernardo Bertolucci, Enzo Siciliano, l’adorata tata giapponese. Di cena in cena quel feeling s’è trasformato in un romanzo per immagini. Dal viaggio in Giappone sul “Conte Verde”, alla Firenze anni Dieci e Trenta ricreate ad hoc, al campo di concentramento di Nagoya e alla Sicilia girate a Livorno con attori fra i quali citerei l’esordiente Eva Castellani che fa Dacia ragazzina, l’infanzia è stata raccontata con la finzione. Poi a giugno siamo andati in Egitto dove lei presentava la traduzione araba di Marianna Ucria, e lì l’ho seguita con una piccola troupe come in un pedinamento alla Zavattini, fra mercati e piramidi al Cairo, sul lungomare di Alessandria. Su quel presente abbiamo innestato i flashback che la portano indietro nel tempo. Dacia è l’io narrante del film, ne detta ritmo e respiro, attraverso la magnifica voce off di Maria Pia Di Meo (star del doppiaggio: fra le tante di Audrey Hepburn, Streep, Fonda, Julie Andrews, ndr). Cruciale, infine il montaggio nel quale, con Marco Guelfi, abbiamo di fatto riscritto il film nella sua forma definitiva”. Dacia Maraini nasce a Fiesole (Firenze). La madre Topazia appartiene ad un’antica famiglia siciliana, gli Alliata di Salaparuta. Il padre, Fosco Maraini, per metà inglese e per metà fiorentino, un grande etnologo ed autore di numerosi libri sul Tibet e sull’Estremo Oriente. Nel 1962 pubblica il suo primo romanzo, “La vacanza”, cui seguono “L’età del malessere” (1963, ottiene il Premio Internazionale degli Editori “Formentor”) e “A memoria” (1967). Grazie all’interessamento di Nanni Balestrini, nel ‘66 escono con il titolo “Crudeltà all’aria aperta” anche le sue poesie, che vengono recensite con molto favore da Guido Piovene. Intanto si sposa con Lucio Pozzi, pittore milanese da cui si divide dopo quattro anni di vita comune e un figlio perso poco prima di nascere. In questi anni Dacia Maraini comincia a occuparsi anche di teatro. Fonda, assieme ad altri scrittori, il Teatro del Porcospino, in cui si rappresentano solo novità italiane, da Gadda a Parise, da Siciliano a Tornabuoni. Proprio in questo periodo incontra Alberto Moravia, che nel 1962 lascia per lei la moglie e scrittrice Elsa Morante: i due vivranno insieme a lungo, fino ai primi anni Ottanta. Dal 1967 ad oggi, Dacia Maraini ha scritto più di trenta opere teatrali, molte delle quali vengono ancora oggi rappresentate in Europa e in America.