CATANZARO. “Amministrazione operante a compartimenti stagni, con un inadeguato rapporto tra indirizzo politico, laddove ci sia, e gestione, mancanza di un piano globale con obiettivi specifici”. Sono le parole che il presidente della sezione regionale di controllo della Corte dei conti, Giuseppe Ginestra, ha usato per descrivere la realtà della Regione Calabria nell’adunanza per il giudizio di parificazione del rendiconto generale dell’ente per l’esercizio finanziario 2014. Un quadro con più ombre che luci in cui appare a rischio la stessa tenuta dei conti dell’amministrazione, gli impegni di spesa, infatti, superano le risorse accertabili. In pratica, “l’avanzo d’amministrazione non sembra risultare capiente al fine di coprire i vincoli gravanti sull’amministrazione”. “La Regione – ha detto ancora Ginestra – deve essere ente di legiferazione, programmazione e controllo. Al contrario attraverso partecipate ed enti in house, si trasforma in un poltronificio. Serve una Regione che si riappropri delle proprie indeclinabili funzioni” Tra legalità e buon andamento della pubblica amministrazione – ha ammonito il presidente – c’è complementarietà. La Regione deve essere un palazzo di vetro, il rendiconto deve essere trasparente, comprensibile a tutti e non fatto come delle scatole cinesi”. Tra i punti particolarmente critici l’erosione del fondo di cassa, i contenziosi e le spese di rappresentanza. In questo caso la magistratura contabile ha rilevato la violazione delle procedure pubbliche previste dalla legge, l’assunzione dell’impegno di spesa in data successiva al perfezionamento delle obbligazioni giuridiche, la mancanza del requisito dell’inerenza soggettiva e oggettiva delle spese sostenute a titolo di rappresentanza. Il numero dei contenziosi, è scritto ancora nella relazione, è praticamente raddoppiato, eppure l’ente non avrebbe previsto un accantonamento in bilancio di una somma consistente a prevenire gli effetti di un eventuale esito negativo della mole di contenziosi aperti contro l’amministrazione. Per Ginestra, insomma, il capitolo del contenzioso regionale è “un caos”. Per le spese del personale il presidente ha rilevato come “non sia possibile effettuare analisi compiute, in quanto risultano sconosciuti i valori derivanti dalla componente aggiunta delle società partecipate, i cui dati non risultano definitivamente aggiornati agli ultimi bilanci”. Secondo la magistratura contabile la Regione ha utilizzato l’anti inazione di liquidità come se fosse un mutuo finalizzato al finanziamento di attività pregresse del settore sanitario. Un utilizzo ” improprio” che rischia di alterare “gli equilibri di bilancio presenti e futuri”. Dopo la relazione del presidente Ginestra e l’intervento della procuratrice Rossella Scerbo, la corte si riunirà in camera di consiglio per esprimere il proprio giudizio.
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