Dalla Vuelta del 2010 al Giro di Lombardia di pochi giorni fa. Così lo “squalo dello stretto”, all’anagrafe Vincenzo Nibali da Messina, a 31 anni è entrato nella storia di questo straordinario sport, fatto di fatica, coraggio e istinto. Un’ impresa riuscita a pochi. La consacrazione del talento puro. L’ultimo trionfo va ad aggiungersi alla cosiddetta “Tripla Corona”, vale a dire successo al Giro d’Italia, al Tour de France ed alla Vuelta. Un predatore che a soli 14 anni ha attraversato lo Stretto per inseguire un sogno. Nel 2005 ha iniziato a correre da professionista. Nel 2010 vinceva il primo “Grande Giro”, in Spagna, dopo essere arrivato terzo al Giro d’Italia. La corsa “in rosa” lo vide secondo l’anno seguente. Il preludio di un successo che arriverà nel 2013. Basta cosi? Macché. Nel 2014 prima porta a casa il campionato italiano poi la straordinaria avventura in Francia che lo vedrà arrivare in giallo, davanti a tutti, sotto la Torre Eiffel. Et Voilà. Tris delle grandi corse completato in soli 4 anni. Uno squalo. Mai sazio. Tanto da laurearsi, per la seconda volta consecutiva, campione d’Italia nel giugno scorso per poi, dopo un ritiro passato in altura, scrivere una nuova pagina di storia. Uno scatto, sulla discesa del Civiglio, a 17 chilometri dall’arrivo, che vale una “classica monumento” che mancava all’Italia dal 2008. L’ultimo a vincerla era stato Damiano Cunego. È il successo che sublima la straordinaria classe di un ragazzo del Sud dal talento purissimo. Forza, umiltà, personalità, attacchi in salita e vuoti in discesa. Nato per fare questo. Nato per diventare uno squalo. Un leader che ha dimostrato di essere vincente non solo fra le corse a tappe ma anche in una gara secca. È il simbolo del ciclismo italiano che, dopo la delusione Mondiale, ha trovato con il successo in una classica, nuova linfa. Ora Vincenzo Nibali è lì, in mezzo ai grandi del passato. Nell’elite del ciclismo con dei miti assoluti. Dal “cannibale” Eddy Merckx, a Bernard Hinault fino all’immenso e forse irraggiungibile Felice Gimondi (3 Giri d’Italia, un Tour de France, una Vuelta, 2 giri di Lombardia più una Sanremo ed una Parigi-Roubaix). Ha passato anche dei momenti complicati il messinese. Come la squalifica rimediata durante l’ultima Vuelta. Ha masticato amaro e si è rimesso in sella. Poi è arrivata la delusione Mondiale. Con gli altri azzurri si è perso nel grigiore di Richmond, portando a casa uno dei risultati peggiori della storia a pedali. Ma la forza di un campione è quella di non abbattersi mai. Di credere sempre nelle proprie capacità, sapendo che la chiave per uscirne è sempre dentro se stessi. E’ così che è arrivata l’ultima impresa. Si è imposto per distacco nella “classica delle foglie morte” dopo 245 km, da Bergamo a Como, tutti all’attacco. Quando è arrivato solo sul traguardo di Como, era tutto uno sbandierare di tricolori. Nibali si è commosso. Già, succede anche agli squali che però, per natura, sono dei predatori perfetti. Ecco quindi che il prossimo giro d’Italia, in programma a maggio 2016, stuzzica già il messinese pronto a terrorizzare lo Stivale a suon di pedalate per far sua la preda.
Matteo Pirritano