REGGIO CALABRIA. É costato caro a Domenico Polimeni, di 48 anni, esponente non di primissimo piano della criminalità reggina, il rapporto con il pentito di ‘ndrangheta Giuseppe Greco, di 46 anni. La scorsa notte Polimeni, mentre era affacciato ad una finestra della casa di proprietà di Greco in cui viveva a Calanna, un centro dell’hinterland di Reggio Calabria, è stato raggiunto da un colpo di fucile sparato da una persona che si trovava per strada ed è morto all’istante. Accanto a Polimeni c’era lo stesso Giuseppe Greco, ferito dai colpi di fucile sparati dallo stesso misterioso killer. Greco è stato ricoverato con prognosi riservata negli Ospedali riuniti di Reggio Calabria, ma non sarebbe in imminente pericolo di vita. Le indagini sul grave fatto di sangue, che rappresenta il culmine di una serie di agguati e ferimenti che negli ultimi tempi si sono verificati nel comprensorio di Reggio Calabria, vengono condotte dalla Squadra mobile reggina sotto le direttive della Procura della Repubblica. Gli investigatori si mantengono cauti e, per il momento, non si sbilanciano su quanto è accaduto a Calanna, ma tutto lascia credere che il vero obiettivo dell’agguato fosse Giuseppe Greco, indicato come un esponente di spicco della ‘ndrangheta. Il che vuol dire che Polimeni, presumibilmente, ha pagato con la vita il fatto che nel momento in cui il killer è entrato in azione si trovasse insieme a Greco e, nelle intenzioni dei responsabili dell’agguato, dovesse condividerne il destino. Le indagini, dunque, non possono che concentrarsi su Giuseppe Greco, figura controversa della criminalità organizzata reggina, esponente di una famiglia che occupa un posto importante nella storia della ‘ndrangheta. Il padre, Francesco, detto “Ciccio”, morto di recente per cause naturali, è indicato come un esponente di primo piano della ‘ndrangheta e tra i trafficanti di cocaina più attivi. Giuseppe Greco, sulle orme del padre, sin da giovanissimo è riuscito a costruirsi un forte “rispetto” negli ambienti della criminalità organizzata reggina. Agli albori della sua attività criminale aveva avviato un’attività estorsiva in Costa azzurra ai danni di alcuni locali notturni e di una bisca clandestina. Successivamente, tornato in Calabria, utilizzò tutto il suo peso criminale per condizionare le attività dei Comuni di Calanna, Laganadi e Sant’Alessio in Aspromonte. Quindi la decisione di collaborare con la giustizia e di incontrare il pm della Dda di Reggio, Giuseppe Lombardo, che ne ha raccolto le dichiarazioni riempiendo molte pagine di verbali. Condannato per mafia nel processo “Meta”, Greco è stato anche ricoverato in una casa di cura per malattie mentali, un problema che ha rischiato di pregiudicare la sua credibilità di collaboratore di giustizia. L’uomo ha poi deciso d’interrompere la sua collaborazione con la giustizia. C’è chi, negli ambienti investigativi, non esclude una sua volontà di riavviare in grande stile la sua attività criminale ponendo l’attenzione, per esempio, su importanti appalti di opere pubbliche. Ma ci sarebbe stato qualcuno che non avrebbe gradito il ritorno sulla scena criminale reggina di Giuseppe Greco, contro il quale è stato organizzato così l’agguato in cui, però, a morire non è stato lui ma Domenico Polimeni.