Si è fedeli alla Calabria se si prende coscienza della scarsità di strutture, se si ha la tendenza a restaurare questa Regione, madre e maestra di storia e cultura plurisecolari. Si è fedeli a questa Terra se non si rinnegano le proprie radici e si palesi, senza sciovinismo, la propria provenienza nel sostenere “io sono calabrese”, e non come taluni che insistono a dire “io ero calabrese”! La nostra Regione ha bisogno, e anche il diritto di avere una vera e fedele guida, la quale, pur praticando la politica non necessariamente resti legata alla stessa da un cordone ombelicale: condizionerebbe le idee e soprattutto annienterebbe la propria fede, ingannando, più di tutti, i giovani, con le eterne e antiche promesse, slogan forniti da chi fedele non lo è mai stato. “Dobbiamo sollevare la nostra già misera economia a raggiungere mete sociali più meritevoli, più lodevoli”, affermazioni già sentite, ma per il risultato ottenuto, rinnovarle, altro non sarebbero che negazioni ai diritti della Calabria, mettendo sotto processo l’ignoranza e il sottosviluppo delle facoltà mentali e culturali degli stessi calabresi, solo per smentire che, da decenni, questa Regione privata di opportunità, è collocata in basso a tutte le classifiche e lì vi dimora per volere di chi ha fatto finta di non accorgersene della stagnante situazione economica e per aver trascurato in primis l’immenso bene di cui la Regione stessa dispone: i giovani. Sollevare l’economia da queste parti, darebbe ai giovani la “possibilità” e il “diritto” di rimanere ad arricchire la propria terra, permettendo loro di vivere più dignitosamente tra i propri amici e affetti. I giovani, futuro di questa Terra, non devono sentirsi denigrati o spinti verso l’altrove, dove sarebbero costretti a sopravvivere nell’incertezza, condizione che spesso porta alla “rassegnazione”. I giovani non devono, non ne hanno il tempo né il diritto d’aspettare. Da chi occupa le nobili poltrone si attendono fatti concreti e non il solito ciarlare privo di iniziative soddisfacenti, dando prova d’essere ulteriori inganni per i giovani che non vogliono considerare più la Calabria “Terra di nostalgia”, bensì parte dell’Italia vogliosa d’essere inebriata dalle “proprie risorse” e non più da speranze, peraltro sterili e perdute. È fedele alla Calabria chi non esacerba o cospiri la volontà di questo popolo non più propenso ad assistere ad ancoraggi di alcun genere, soprattutto quello ideologico: la Calabria di tutto ha bisogno, tranne che di ideologie politiche. Non è fedele alla Calabria chi aspira a occupare la scena per essere riverito dal popolo elettore ma, chi con devota dedizione e umiltà si dedica al bene del territorio e al suo popolo. Chi aspira a essere ‘guida della Calabria’ deve persuadere i giovani calabresi della propria lealtà, deve dimostrare loro di essere distaccato dall’avido sentimento che ad oggi ha caratterizzato tutta la politica nazionale, compresa quella locale, che con prepotenza e arroganza in nome della Costituzione ha solo tolto senza restituirne il dovuto. Chi si ritiene fedele a questa Terra, deve, dopo tante falsità, indurre i giovani a credere della propria integrità per allontanarli dal dubbio della disonestà, e senza raggiri non deve appigliarsi alle dicerie riguardanti le casse (vuote) dello Stato o agli impedimenti imposti dall’Europa: i giovani, si convincerebbero d’essere sempre in mano a gente disonesta e benestante, pronta a sostenere la catastrofe di una ancora più forte crisi economica locale, che i falsi aspiranti guida, come gli attuali politici del posto, non l’avvertirebbero più di un solletico.
Rocco Taverna – scrittore