Investigatori del Centro operativo della Dia di Roma hanno eseguito nella capitale numerosi provvedimenti di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di una associazione criminale “dedita stabilmente ed in forma organizzata alla commissione nel territorio capitolino di delitti di usura e riciclaggio”. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del Tribunale, su richiesta della Dda di Roma. In manette anche un soggetto legato alla cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri di Cutro. Sono 16 i provvedimenti di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari emessi dal gip del tribunale di Roma a conclusione dell’operazione ‘Old Cunning’ che ha consentito alla Dia della capitale di smantellare una associazione criminale dedita a usura e riciclaggio. L’inchiesta, avviata nel 2012, ha consentito secondo gli investigatori di “far emergere l’esistenza di un gruppo organizzato in stretti rapporti con personaggi noti negli ambienti della malavita romana, oltremodo indicativi della caratura criminale dei capi del sodalizio e delle forti capacità ‘di presà sulle vittime dei prestiti usurari”. Tra i vertici, anche la figura di Benedetto Stranieri, 53 anni, già arrestato nel gennaio 2015 dalla Dia di Roma, per concorso esterno in associazione mafiosa su ordine della Dda di Catanzaro (nell’ambito dell’inchiesta ‘Aemilià), ex maresciallo dei carabinieri diventato poi avvocato e legale del noto boss di ‘ndrangheta, Nicolino Grande Aracri. Tutti gli indagati sono accusati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata all’usura, al riciclaggio e all’estorsione. Ci sono politici e amministratori locali, commercianti e privati cittadini in sofferenza economica tra le numerose vittime dell’organizzazione di usurai smantellata dalla Dia di Roma: continuamente vessati “mediante condotte intimidatorie ed estorsive” per ottenere il saldo delle rate concordate per la restituzione del debito, con un tasso usurario compreso “tra il 70 e il 150% annuo”. L’indagine ‘Old Cunning’ trae le mosse dalla figura di Antonio D’Angeli, un pensionato con una notevole disponibilità economica impegnato in una serie di consistenti operazioni immobiliari. Attraverso questa figura gli uomini della Dia di Roma sono riusciti a individuare un’organizzazione criminale dedita principalmente all’usura e che vedeva il coinvolgimento, oltre che di personaggi di notevole spessore criminale legati alla ‘banda della Maglianà, anche di due direttori di banca: questi ultimi, secondo l’accusa, “agevolavano l’emissione di mutui senza alcuna garanzia, nei confronti delle vittime, allo scopo di consentire all’organizzazione di recuperare i profitti illeciti, omettendo fra l’altro di segnalare le operazioni finanziarie sospette poste in essere da alcuni degli indagati”. All’organizzazione contribuivano anche i gestori di alcuni bar incaricati di riciclare i proventi dell’attività attraverso la riscossione di titoli di credito degli usurati che venivano immediatamente sostituiti con denaro liquido. Al vertice dell’organizzazione, secondo gli investigatori, figurava Benedetto Giovanni Stranieri che nel suo studio di avvocato a Roma, incontrava, quasi giornalmente, D’Angeli e l’altro principale ‘sociò Roberto Castroni, ai quali “dava indicazioni e ordini circa le modalità dell’attività di usura, concordando anche gli interventi nei confronti dei debitori insolventi”. Come esattori l’organizzazione si avvaleva anche di personaggi di spessore criminale che attraverso minacce e atteggiamenti intimidatori riuscivano ad ottenere la restituzione del debito anche da parte dei più riottosi.
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