REGGIO CALABRIA. “È stata una riunione operativa e quindi c’è voluto un pò di tempo per ascoltarci a vicenda”. Così il ministro Maria Elena Boschi, che si è concessa ai microfoni dei giornalisti dopo la riunione che si è svolta in Prefettura a Reggio Calabria sui fatti di Melito Porto Salvo, dove una tredicenne è stata vittima di violenza sessuale di gruppo per due anni. “Abbiamo voluto organizzare un incontro – ha proseguito il ministro per le Riforme ed i rapporti con il Parlamento che ha anche la delega alle Pari Opportunità – con il prefetto e con tutte le istituzioni, dalla Regione alla città metropolitana ai sindaci dei comuni interessati, ma in generale anche con tutti i rappresentanti della società civile, dalle associazioni ai centri antiviolenza, i sindacati e le scuole. Abbiamo avuto prima un incontro riservato, col prefetto, con l’arcivescovo, con i rappresentati delle forze dell’ordine, con l’autorità giudiziaria, per avere il quadro che riguarda nello specifico la vicenda di Melito Porto Salvo e della ragazza che abbiamo chiamato Maddalena (nome di fantasia)”. Alla riunione ha partecipato il presidente del Tribunale per i minorenni Roberto Di Bella, il procuratore aggiunto della Procura di Reggio Calabria Gerardo Dominijanni, e l’arcivescovo Giuseppe Fiorini Morosini. Alla seconda riunione, invece, hanno partecipato tra gli altri anche il sottosegretario Dorina Bianchi e il governatore Mario Oliverio. “Credo però che sia stato importante – ha sottolineato Boschi – oltre a un approfondimento sul caso specifico di Melito, cercare di impostare il lavoro che deve riguardare più in generale casi analoghi per evitare che si possa ripetere e perché magari ci sono purtroppo altre Maddalena, o magari anche dei ragazzi, vittime di violenze o di maltrattamenti, che non hanno il coraggio di denunciarli. Credo – ha detto ancora il ministro – che sia importante dare un segnale forte per rompere il muro del silenzio, perché chi è vittima di violenza sappia che non deve vergognarsi, devono vergognarsi coloro che compiono atti di violenza. C’è stato un grande lavoro da parte dell’autorità giudiziaria e delle forze dell’ordine per fare emergere questa vicenda, credo che sia importante però il lavoro che comincia oggi e che continua per tanti aspetti sulla educazione, soprattutto al rispetto, alla parità di genere, al rispetto delle donne e al contrasto a ogni forma di discriminazione e di violenza, che comincia dalle famiglie, dalla scuola soprattutto”. “Abbiamo anche preso un impegno – ha rivelato il ministro – a finanziare per riaprire il prima possibile proprio nel liceo dove studiava Maddalena il centro di ascolto per studenti e studentesse, perché abbiano qualcuno qualificato che li ascolti e che possa raccogliere eventualmente il loro disagio per cercare di individuare insieme delle soluzioni a partire dalla scuola, ma anche poi per il percorso che accompagna le vittime, cercando il più possibile di avere una vita il più normale possibile ricominciando ad andare a scuola, e per chi è più adulto ad avere un inserimento nel mondo del lavoro. Credo che sia importante un lavoro di coordinamento a tutti i livelli istituzionali, come abbiamo fatto, come fa la cabina di regia contro la violenza che abbiamo istituito la scorsa settimana. Con il presidente della regione e coi sindaci ci siamo dati appuntamento periodicamente per confrontarci e cercare di individuare strategie coordinate e condivise. Crediamo – ha spiegato – che debbano spegnersi le luci su Maddalena perché possa riacquistare una normalità che adesso non ha, anche gli organi di informazione hanno fatto un lavoro importante perché non passasse sotto silenzio questa vicenda e potesse essere denunciata e questa ragazza e questa famiglia potesse non sentirsi sola, credo però che sia anche giusto lasciare a lei la possibilità adesso di riacquistare una normalità difficile da ricostruire mentre dobbiamo tenere accese le luci, alta l’attenzione non abbassare mai la guardia, sul problema invece della violenza sulle donne, sui maltrattamenti e su evitare che questo possa succedere. Sapendo che ci sono dei responsabili, e che la magistratura – ha concluso – dovrà fare il proprio lavoro e che non farà sconti a nessuno”.
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