CATANZARO. “A spingere le esportazioni nel Sud contribuisce in misura determinante l’alimentare che cresce del + 12,9% in Calabria”. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati sul commercio estero dell’Istat nei primi nove mesi del 2016. “Mentre a livello nazionale – sottolinea Pietro Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria – le esportazioni alimentari crescono del 3,7% rispetto alla media generale dello 0,5%, la performance delle imprese agroalimentari calabresi è ancor più positiva ed eloquente. Un risultato che va ascritto al lavoro fatto sul mercato dalle imprese in particolare condotte da giovani agricoltori e una conferma – aggiunge – della strategicità del settore per la ripresa economica ed occupazionale. Con questi dati infatti il nostro agroalimentare può volare verso un nuovi record delle esportazioni. L’agroalimentare – continua la Coldiretti – svolge un effetto traino unico sull’intera economia per l’impatto positivo di immagine sui mercati esteri dove il cibo Made in Italy è sinonimo di qualità. Gli spazi sono tanti – precisa Molinaro – basti pensare che questo risultato è stato ottenuto ancora di assenza di un acceleratore quali sono i fondi del PSR 2014-2020 sui quali, proprio per patrimonializzare e consolidare il trend è necessario procedere velocemente nel finanziamento dei progetti e contestuale erogazione degli aiuti alle imprese. Insomma, in uno dei momenti più difficili degli ultimi decenni – aggiunge – la Calabria agricola ha reagito investendo sul vero Made in Calabria puntando sulla distintività , biodiversità in simbiosi con la storia enogastronomica del cibo calabrese di qualità. Questo è il modello di sviluppo fa vincere la Calabria che ha avuto una promozione efficace ad Expo Milano dove abbiamo proposto l’intensità e il fascino della Calabria antica, autentica, accogliente. L’andamento sui mercati internazionali potrebbe ancora ulteriormente migliorare – conclude – se si persegue una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che erode alla Calabria circa un miliardo di euro l’anno e che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano ala nostra regione per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la nostra realtà produttiva”.