Il 17 dicembre 2016 Papa Francesco ha compiuto 80 anni e tra qualche mese cadrà il quarto anniversario della sua elezione al soglio pontificio. In diverse occasioni ho avuto modo di scrivere, su questo stesso giornale, di Papa Francesco. L’ultima volta è stata il 21 dicembre 2015, quasi un anno fa. Allora, fra le altre cose, sottolineavo l’enorme e crescente divario esistente tra il Papa più amato nella millenaria storia della Chiesa cattolica e le principali componenti della Chiesa-istituzione, per le quali questo Papa appare troppo popolare, troppo proiettato all’esterno, troppo aperto, poco sensibile alla minaccia della secolarizzazione e, soprattutto, poco preoccupato che il proprio spazio venga sempre più conteso dalle altre religioni. Sostenevo, in sintesi, che questo Papa piaceva a troppi per essere accettato da una Chiesa gerarchica sempre più assediata dal mondo. Ho trovato pertanto del tutto condivisibile il contenuto dell’articolo apparso su Il Fatto Quotidiano del 17 dicembre 2016, a firma del noto e apprezzato scrittore e giornalista Marco Politi, dal titolo: “Papa Francesco, 80 anni amari. In Vaticano è sempre più sotto attacco”. Dopo avere sintetizzato gli sforzi compiuti da Papa Francesco nella difficilissima attività di riforma del governo vaticano, operando costantemente forti spinte innovative in particolare sui temi sociali e sui temi etici, Marco Politi ha scritto testualmente: “Il 17 dicembre rappresenta tuttavia un compleanno amaro per il pontefice argentino. Si è scatenata nelle file della gerarchia cattolica e del clero una guerra sotterranea contro la sua linea riformista. Una guerra fatta di mugugni, critiche diffuse, aggressività crescente nei siti internet. Fino a culminare le settimane scorse nell’attacco senza precedenti di quattro cardinali contro il suo documento post-sinodale Amoris laetitia. Non si tratta qui di critiche nel segno di un confronto tra punti di vista differenti. Si tratta di una campagna sistematica di delegittimazione, che chiama in causa l’autorità stessa del pontefice e la giustezza della sua guida (e della sua sintesi). Al punto che dei firmatari, il cardinale Burke prevede persino una “correzione” pubblica della sua linea in campo di etica matrimoniale”. Prima ancora, nell’introduzione, l’autore dell’articolo in argomento, specializzato peraltro nell’informazione religiosa, aveva ricordato la premonizione che pende sulla missione di Bergoglio, una premonizione da lui ribadita appena pochi giorni fa: “Io ho la sensazione che il mio pontificato sarà breve… 4-5 anni”. Nel mio articolo pubblicato il 21 dicembre 2015 richiamato in premessa, ho scritto fra l’altro che l’annunciata riforma del Vaticano sarebbe stata certamente disseminata di molteplici ostacoli e di cocenti delusioni. Del resto Papa Ratzinger, verificata l’impossibilità di curare adeguatamente le molteplici malattie della Curia Romana, decise di dimettersi dal soglio pontificio. Papa Francesco probabilmente non lo farà, ma non potrà di certo dimenticare l’amarezza e la modestia dei risultati finora raggiunti. Personalmente rimango sempre più convinto che la Chiesa gerarchica è difficilmente rinnovabile dall’interno, perché è impenetrabile, silenziosa quando dovrebbe parlare ad alta voce, irremovibile nelle decisioni assunte e sempre pronta a obbligare i propri membri alla solidarietà nella difesa, impedendo con decisione ed in tutti i modi possibili la necessaria punizione dei delitti commessi. A tale proposito non posso fare a meno di accennare al mio caso del tutto particolare. So per certo che Papa Francesco non legge personalmente tutta la corrispondenza inviatagli dai fedeli dell’intero mondo. Il suo Ufficio Corrispondenza si fa carico di smistare le lettere in base alla lingua; poi le buste vengono aperte e ne viene letto il contenuto. Viene data risposta ad ogni singola lettera ricevuta, mentre i casi più delicati e complessi, i casi di coscienza, vengono direttamente affidati ai segretari del Pontefice, affinchè sia Papa Francesco stesso a dare le indicazioni su come rispondere. Queste sono le regole generali. Ho motivo di credere che a molte lettere, tra le quali la mia, sia stato riservato un trattamento molto speciale. Infatti, l’anno duemilatredici, il giorno tre del mese di settembre, a mezzo raccomandata n. 14929873816-3, ho inviato una lettera a Sua Santità Francesco, con la quale ho fatto partecipe il Pontefice di uno dei periodi più drammatici della mia storia personale. Concludevo la mia lettera chiedendo la carità di una promessa, con le seguenti parole: “deleghi una persona di Sua fiducia a contattarmi per concordare un incontro, nel corso del quale io possa illustrare adeguatamente, anche con il sostegno di valida documentazione, fatti e circostanze che hanno generato in me un crescente tormento spirituale, dal quale ormai da molti anni cerco inutilmente di liberarmi”. Copia della lettera inviata a Papa Francesco è stata da me spedita ad un importante componente della Chiesa-istituzione in data 12 febbraio 2014, con lettera raccomandata e avviso di ricevimento. Ad oggi, 19 dicembre 2016, non ho ricevuto alcun cenno di risposta. Non è incredibile, è proprio così. Se ne avrò la forza aspetterò ancora.
Carlo Rippa