La speranza di vita in Italia è di 82 anni, al di sopra della media del Paesi Ocse che è di 80 anni. Il dato si riferisce al 2015 ed è contenuto nel rapporto “Health at a Glance 2017”, una pubblicazione che esce ogni due anni e mostra un panorama sullo stato di salute della popolazione dei Paesi Ocse. “L’Italia ha ottimi risultati in termini di longevità, tasso di obesità e consumo di alcol ma deve salvaguardarli adottando anche in futuro stili di vita corretti e facendo attenzione ai suoi punti più deboli, cioè l’invecchiamento degli abitanti e l’utilizzo più corretto degli antibiotici” commenta Francesca Colombo, responsabile attività Ocse per la Sanità. In Italia la speranza di vita è ottima (noi siamo al quarto posto più alto in classifica, il Giappone è al primo) ma non si invecchia in buona salute: solo il 30% degli over-65 italiani ha dichiarato nel 2015 di essere in buona o molto buona salute contro una media Ocse del 44%. Più elevato della media anche l’indicatore degli handicap e delle limitazioni nella vita quotidiana. Conseguenza della longevità è l’invecchiamento della popolazione italiana: il 22% degli italiani ha più di 65 anni (il dato è riferito al 2015); nel 2050 gli anziani saranno il 34% della popolazione e il 15% sarà over 80. “L’Italia è tra i paesi con l’invecchiamento più importante nell’area Ocse e dovrebbe riorientare i servizi sanitari intorno ai bisogni della popolazione anziana, quindi cure primarie, servizi e assistenza sul territorio – commenta Colombo -. Bisogna capire come strutturare i servizi nel futuro, immaginare nuovi ruoli per le infermiere che possono fare di più nel contesto di cura delle persone con malattie croniche, non è necessario che ci siano sempre i dottori”. Uno dei limiti è che però l’Italia ha molti dottori (3,8 ogni mille cittadini contro una media Ocse di 3,4) ma pochi infermieri (5.4 ogni mille cittadini contro una media Ocse di 9).