CROTONE. I carabinieri della Stazione di Rocca di Neto e della Compagnia di Crotone indagano sull’episodio avvenuto la notte scorsa, a Rocca di Neto, nell’abitazione di una giovane donna rumena di 23 anni. La donna poco prima aveva partorito in casa ma il bimbo, da quanto ha raccontato, sarebbe nato già morto. Nell’abitazione della donna a Rocca di Neto i carabinieri della locale stazione si sono arrivati dopo aver ricevuto la segnalazione dai sanitari del Pronto soccorso dell’ospedale di Crotone dove la giovane rumena, accompagnata da alcuni connazionali con i quali vive, si era recata per farsi curare dopo il parto. Le sue condizioni hanno messo in allarme i medici ,che hanno avvisato i carabinieri. Sul corpo del neonato ora dovrà essere eseguito l’esame autoptico. «È inquietante la storia del bambino nato morto nell’abitazione della madre romena a Rocca di Neto, per cui già sarebbero state avviate indagini». Lo afferma, in una nota, la deputata M5s Dalila Nesci, capogruppo in commissione Sanità, che aggiunge: «Non è concepibile che accadano simili tragedie nel 2017 e non è pensabile che vi sia, in proposito, soltanto l’intervento della magistratura. È invece indispensabile ? afferma la parlamentare 5stelle ? che tutte le istituzioni si attivino, al fine di verificare se la madre del piccolo avesse fatto delle visite di controllo, se avesse agile accesso al consultorio e un medico di base, come si sostenesse economicamente e di quali notizie e strumenti dispongano i Servizi sociali del Comune di Rocca di Neto. In ogni caso, questo episodio, gravissimo, dimostra che l’accompagnamento al parto ha in Calabria delle grosse falle, su cui è necessario approfondire senza esitazioni, rinvii e sufficienza. Un bambino ? conclude Nesci ? non può morire al parto, addirittura in casa propria, per motivi che sembrerebbero, stavolta, da ricondursi a problemi sociali per cui esistono apposite strutture pubbliche. Nel merito presenterò nell’immediato un’interrogazione, non sopportando che la vicenda finisca appena dopo il clamore mediatico».