CROTONE. “Sono state avviate sin da subito tutte le misure di prevenzione per sanificare gli ambienti di contatto”, mentre “è stata tempestivamente avviata la profilassi per il personale della Polizia di Stato”. Dopo il caso di morte per meningite, che ha coinvolto un mediatore culturale in servizio nel centro di accoglienza per immigrati di Crotone, il capo della Polizia, Alessandro Pansa, ha risposto alla richiesta di chiarimenti avanzata dal segretario nazionale del Coisp (Sindacato indipendente di polizia), Franco Maccari, evidenziando gli interventi compiuti subito dopo l’allarme derivato dalla morte del cittadino arabo. Il Coisp, però, ha evidenziato che la risposta risulta “non esaustiva e come anzi confermi, in sostanza, le circostanze che abbiamo lamentato chiedendo interventi concreti e ufficiali dei quali, però, ancora non v’è traccia”. “Il vero problema – afferma Maccari – è che se per il Dipartimento i referenti sono l’Asl o Uffici vari, per noi i referenti sono i colleghi che operano sul territorio, che hanno vissuto in prima persona questa assurda vicenda e che smentiscono in sostanza una “versione ufficiale” non corroborata da atti di alcun genere”. Secondo il sindacato, “anche una banale pediculosi in un asilo o in una scuola elementare viene affrontata e gestita con maggiore rigore e trasparenza, richiedendo certificati medici e quant’altro prima che i bambini possano rimettere piede nelle aule”. Il Coisp, è scritto nella nota inviata al prefetto Pansa, “ha da subito lamentato la totale assenza di informazioni ufficiali, e con ciò si intende qualcosa di cui possiamo trovare traccia, rivolte ai colleghi impegnati presso il Centro per immigrati e negli altri Uffici interessati anche dalla presenza del mediatore deceduto, nonchè la mancata attivazione in via ufficiale di procedure sanitarie e la dovuta assistenza ai colleghi. Non meno importante, ha lamentato la mancata approfondita verifica delle circostanze in cui lo sfortunato mediatore ha contratto il gravissimo male, senza che si possa dunque escludere con certezza che tutto possa aver avuto inizio all’interno di uno dei più grandi Centri per immigrati esistenti in Europa, qual è quello del S. Anna a Isola Capo Rizzuto, rispetto al quale proprio il Coisp – conclude la missiva – ha avuto modo di denunciare da tempo condizioni assolutamente precarie e rischiose sotto vari profili, anzitutto quello sanitario”.