CATANZARO. “Io mi batterò per fare il congresso: sono pronto a discutere la data, ma non l’indizione del congresso”. Lo ha detto il segretario uscente del Pd calabrese, Ernesto Magorno, eletto al Senato alle Politiche del 4 marzo, intervenendo a un’iniziativa del Partito Democratico a Pianopoli. “Se c’è qualcuno che vuole il commissario in Calabria – ha proseguito – si organizzi, lo dica chiaramente, raccolga le firme e lo chieda a Roma, io per parte mia mi batterò perché in Calabria si faccia il congresso: questo è il compito che ha l’ex segretario del Pd, che si assume le responsabilità di varie sconfitte, ma gli altri? A Lamezia avevamo senatori e consiglieri regionali, ma dove sono stati? A Vibo, dov’erano? Nessuno – ha rilevato Magorno – si assume la responsabilità rispetto alla catastrofe che abbiamo vissuto in Calabria e in tutto il Mezzogiorno”. Magorno, il cui mandato da segretario regionale del Pd è scaduto il 23 febbraio scorso, ha poi osservato: “Il congresso non lo si vuole fare il 13 maggio ma il 20, il 30, o il 10 giugno? Nessun problema ma bisogna indire il congresso: attenzione, perché quelli che tanto più urlano contro la convocazione del congresso tanto più vogliono il commissario, perché vogliono gestire la fase della composizione delle liste per le Regionali, lo dico con chiarezza. Io – ha evidenziato il neo senatore del Pd – mi batterò per fare il congresso: ripeto, sono pronto a discutere la data ma non l’indizione del congresso”. Magorno ha infine rimarcato il “grande senso di responsabilità del segretario Renzi, che ha accettato di guidare il governo e il partito in un momento difficile. Non è stato sufficiente, perché alla richiesta di speranza non siamo stati capaci di dare risposte, ma c’è una responsabilità collettiva, non c’è spazio per auto-assoluzioni. E smettiamo di dilaniarci sulla stampa. L’obiettivo non è Magorno o il presidente della Regione o quel consigliere regionale o quel è il sindaco, l’obiettivo non è nessuno di noi: l’obiettivo – ha concluso il parlamentare del Pd – dev’essere la riconquista del consenso da parte di un partito che dev’essere plurale”.