CATANZARO. La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati nella maxi inchiesta “Jonny” che svelò le infiltrazioni dei clan crotonesi della ‘ndrangheta nella gestione del centro d’accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Isola Capo Rizzuto. Sono 108 le persone che finiranno davanti al gup distrettuale di Catanzaro. Tra loro anche l’ex governatore della Misericordia di Isola e della Confraternita Interregionale della Calabria e Basilicata Leonardo Sacco ed il parroco del paese del crotonese don Edoardo Scordio. Durante l’udienza preliminare gli indagati dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti aggravati dalla modalità mafiose. Secondo l’accusa, il Cara di Isola era diventato il “bancomat” della cosca Arena. L’operazione Jonny scattò all’alba del 15 maggio 2017. Un’indagine complessa quella condotta dalle squadre Mobili di Catanzaro e Crotone, dai carabinieri del Ros e del Reparto operativo di Catanzaro e dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria e della Compagnia di Crotone, con i rispettivi Comandi centrali, con il coordinamento del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, dell’aggiunto Vincenzo Luberto e dei pm Domenico Guarascio e Vincenzo Capomolla, che portò all’esecuzione di oltre un centinaio di fermi, tra i quali Sacco e don Scordio. L’inchiesta ha evidenziato come la cosca Arena, che a Isola Capo Rizzuto ha il suo feudo, fosse riuscita ad impossessarsi, in un decennio, di 36 milioni di euro sui 105 stanziati dallo Stato per l’assistenza ai migranti.