REGGIO CALABRIA. Il garante dell’Infanzia della Regione Calabria, Antonio Marziale, denuncia, in un comunicato un vero e proprio “fuoco di fila, fatto di insulti su social network e di accuse pesantissime” alla sua persona e alla sua figura istituzionale, di cui sarebbe responsabile un docente. Marziale informa di aver inviato una segnalazione all’Ufficio Scolastico Regionale, di fronte alla quale nel corso del procedimento disciplinare, l’uomo si è difeso adducendo che autore di uno dei post diffamatori è stata la suocera 86nne a sua insaputa. “A tutto ciò – dice marziale – si aggiunga che lo stesso si è fatto promotore di una disinformazione totale nei confronti di un provvedimento che il Garante ha sollecitato, ossia l’applicazione della Legge sulla tutela e sicurezza nei luoghi di lavoro in materia di stress lavoro correlato (SLC) del 2008 siglando un accordo con l’Ordine degli psicologi della Calabria per agevolare l’applicazione corretta della legge in ambito scolastico a tutela dei docenti, sottoposti ad un indubbio carico emotivo ed a tutela degli stessi alunni”. Ciò, scrive il Garante, “ha fatto in fretta a tramutarsi nelle parole del docente in “Marziale chiede visite psichiatriche per i docenti”. Alla luce di ciò – aggiunge – sono costretto a ricorrere ancora una volta all’autorità scolastica, con la speranza che questa volta non sia sempre l’intraprendente e tecnologica suocera 86nne a preoccuparsi di utilizzare il profilo del genero a sua insaputa per divulgare ulteriori diffamazioni divenute in queste ore pressanti fino a spingersi a scrivere messaggi privati a persone amiche, che mi hanno meritoriamente e prontamente notiziato”. Nei messaggi privati, il docente definisce marziale “porco” e la dirigente scolastica “ladra corrotta”. “Non vi è dubbio – commenta il garante – che nel momento in cui la scuola ha bisogno di sostegno, solidarietà e rete da parte di genitori ed istituzioni per riqualificare la propria fondamentale e insostituibile missione educativa” non è accettabile oltremodo che un docente, recentemente trasferito d’ufficio per incompatibilità ambientale ad altra sede scolastica da parte del direttore generale regionale, “possa rappresentare per gli studenti un esempio antitetico ai canoni dell’educazione, della civile convivenza e della legalità”. Ad originare la campagna diffamatoria, riferisce marziale, sarebbe stato il suo mancato intervento dopo che l’uomo gli ha esposto una sua problematica, chiedendogli di valutare un presunto plagio subito da alunne che avevano segnalato alla dirigente scolastica comportamenti del docente ritenuti non consoni al suo ruolo. Marziale riferisce di avere interpellato formalmente la stessa dirigente “chiedendo una controdeduzione – dice – a quanto segnalatomi dal docente con una certa insistenza. Apprendevo così che tra le parti vi era in corso una vertenza giudiziaria di natura lavoristica, il che ha impedito al Garante di potersi interessare ulteriormente alla vicenda in quanto lo stesso non può interferire nell’azione giudiziaria. Ho rilevato altresì che – spiega ancora – il reato di plagio è stato dichiarato incostituzionale e come tale non ha alcun rilievo nel nostro ordinamento giuridico e in ogni caso non dispongo della preparazione tecnica specialistica per rilevarlo”.