La seta e la storia di una città antica, le cui tracce, spesso invisibili sono nascoste sotto i nostri piedi, ma anche intorno a noi e nelle peculiarità del nostro presente, eco di una grande civiltà dai tratti eterogenei. La seta è stata la protagonista di una serata, introdotta dallo storico Mario Saccà e ricca di sorprese, partita dalla relazione di Angela Rubino, presidente di CulturAttiva ed Autrice del volume “La Seta a Catanzaro e Lione”, che ha descritto gli antichi fasti di un’attività che a Catanzaro raggiunse punte di eccellenza, fino a renderla rinomata non solo in Italia, ma anche in tutto il continente europeo. L’eco della straordinaria abilità dei maestri setaioli catanzaresi giunse anche in Francia, dove vennero chiamati per insegnare la loro arte ai colleghi d’oltralpe. L’archeologo Francesco Cristiano, ha dipinto il quadro di una città il cui volto più antico è nascosto dall’urbanizzazione moderna: un meraviglioso viaggio alla scoperta di un mondo nascosto, dalla Catanzaro sotterranea, evidenziata anche dal lavoro di Giuseppe Rachetta, alle tombe rinvenute nel 1998 sotto la chiesa di San Giovanni; dai resti di un convento duecentesco nascosti sotto Piazza Prefettura, alle antiche porte della città. Un ricco patrimonio ancora da studiare e da analizzare che ci parla di una città che ha una grande storia da raccontare. Dopo la conferenza, la suggestiva dimostrazione della trattura della seta, il processo di estrazione del prezioso filato, a cura della Cooperativa Nido di Seta, curatrice anche di una bellissima mostra allestita nel Parco delle Giovani Idee e fruibile fino al 21 settembre. Presente anche lo stand del Collettivo Rainbow, che ha realizzato dei gadget a tema insieme ai visitatori e sarà presente all’interno del Parco anche lunedì 17 settembre. La serata è stata suggellata dal fascino delle modelle che hanno sfilato indossando gli abiti realizzati dalla stilista Monia Mazzei, realizzati su ispirazione delle opere dell’artista Rosa Spina, pioniera della fiber art e conosciuta a livello internazionale. L’originale e suggestivo defilé, tra arte ed etnia, è stato curato dall’associazione Progetto Caraffa, con la direzione artistica della professoressa Cettina Mazzei, profonda conoscitrice del costume arberëshë.