Alla manifestazione parteciperanno anche i capigruppo della maggioranza di centrodestra Occhiuto e Mancuso il 17 al sit-in per il porto di Gioia Tauro “Sarò presente al flash mob organizzato per martedì 17 ottobre a Gioia Tauro a sostegno del porto”. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, nel corso di un forumo rganizzato dall’Ansa. “E’ giusto difendere lo scalo gioiese – ha aggiunto il Governatore – rispetto alla stupida direttiva Ue che riguarda le emissioni della navi container. Una direttiva che rischia di provocare gravi conseguenze per tanti porti europei che si affacciano sul Mediterraneo, Gioia Tauro in testa”. Anche il presidente Filippo Mancuso e i capigruppo di centrodestra in Consiglio regionale Michele Comito (FI), Giuseppe Neri (Fdi), Giuseppe Gelardi (Lega), Giacomo Crinò (Forza Azzurri), Giuseppe Graziano (Unione di Centro) e Giuseppe De Nisi (Coraggio Italia), parteciperanno alla mobilitazione del 17 ottobre a Gioia Tauro, “per stoppare -sostengono- l’applicazione della direttiva Ue ‘Fit For 55’ che minaccia danni irreversibili all’economia prodotta dall’infrastruttura portuale principale della Calabria e, più in generale, a tutte le infrastrutture portuali italiane, oltre che all’economie di tutti i paesi ospitanti analoghi realtà portuali”. Il presidente del Consiglio e i capigruppo del centrodestra – che hanno già presentato a Palazzo Campanella una mozione su ‘Applicazione della direttiva comunitaria Fit for 55 – Possibili conseguenze all’infrastruttura portuale di Gioia Tauro’ – hanno approfondito i termini della “grave problematica” in un’apposita riunione. “Rendere più conveniente, per i grandi vettori marittimi, utilizzare porti di transhipment extraeuropei piuttosto che quelli comunitari – sostengono – significa generare un’inaccettabile e consistente perdita di competitività degli scali europei, incluso il Porto di Gioia Tauro, una vera eccellenza della Calabria, del Sud e dell’Italia. Imporre un tributo esoso per i mercantili che scelgono di fare scalo nei porti europei del Mediterraneo, prima di approdare in quelli del Nord Europa o americani, è una scelta dissennata che non contribuisce a ridurre le emissioni di Co2. Ma soprattutto, arrecando un danno all’economia del settore e all’indotto, riflette la distanza tra la visione burocratica dell’Europa e gli interessi reali dei Paese aderenti. Una scelta che giustamente il presidente Occhiuto ha definito ‘un’ecofollia’ e che, dunque, necessita di correttivi tempestivi”.