COSENZA. “Le mafie sparano di meno, ma corrompono di più. Non tutta la corruzione è opera delle mafie, ma la corruzione è l’arma privilegiata della ‘ndrangheta e delle nuove mafie”. Lo ha detto la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, che ha partecipato mercoledì mattina a Rende, alla conferenza sul tema “Corruzione e criminalità organizzata: una sfida europea”, per l’inaugurazione dell’anno accademico della facoltà di scienze politiche dell’Università della Calabria. “La corruzione viene praticata anche senza ricorrere a mezzi intimidatori o violenti – ha detto Bindi – ma creando complicità e consensi da parte degli interlocutori e quindi combattere la corruzione vuol dire combattere la criminalità organizzata”. “Strumenti contro le mafie in Italia ne abbiamo e risultati ne abbiamo ottenuti, e il nemico, perché credo che contro la mafia si debba usare questo termine, è stato fortemente ridimensionato”, ha aggiunto Rosy Bindi. “L’Italia si è attrezzata, e siamo qui a riflettere anche sull’Europa – ha detto ancora Bindi – perché è meno attrezzata di noi, e non a caso le mafie migrano, perché non ci sono forze di polizia e magistrati come da noi. Siamo stati in Canada come commissione, e abbiamo visto che Toronto è un’altra capitale della ‘ndrangheta e Montreal di Cosa Nostra – ha detto ancora Bindi – e lì si fanno affari e se non ci sono strumenti globali sarà complicato combattere le mafie”. “Il ponte è una scelta che va valutata sull’opportunità e la fattibilità in rapporto alle altre urgenze del Paese e per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose è evidente che serve una forte vigilanza, ma non bisogna fermarsi per paura delle infiltrazioni”, ha detto ancora, rispondendo alle domande dei giornalisti, la presidente della commissione antimafia, Rosy Bindi, a proposito del progetto relativo al ponte sullo Stretto di Messina. “Saremo a Melito Porto Salvo come Commissione, per poi fermarci a Reggio Calabria, al fine di approfondire il tema dei minori e delle donne e non possiamo ignorare il contesto in cui è avvenuta quella violenza sulla ragazza: della banda fa parte anche il figlio di un noto ‘ndranghetista”, ha affermato Rosy Bindi, in riferimento alla manifestazione in programma nel centro del Reggino contro la violenza su donne e minori, promossa dalle associazioni in seguito allo stupro di una tredicenne ad opera di una banda di giovani. La vicenda era emersa in seguito ad un tema in cui la vittima esprimeva il suo disagio. Il caso era stato segnalato ai Carabinieri dalle autorità scolastiche. Secondo gli inquirenti, che hanno arrestato i responsabili, tutto era avvenuto in un contesto di omertà anche da parte dei familiari della ragazza.